Maxi svendita della Rifle in fallimento: jeans, felpe e giubbotti a solo 2 euro

Si chiude con l'amaro in bocca, con una super svendita low cost, la gloriosa vita di uno storico marchio italiano finito in liquidazione

Pubblicato: 2 Febbraio 2021 15:16Aggiornato: 14 aprile 2022 15:30

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Le cose non potevano terminare in maniera meno decorosa per uno storico brand italiano. Lascia davvero l’amaro in bocca quanto avvenuto per Rifle, che ha chiuso con una manovra che di certo avrà fatto la felicità di tanti, pronti ad approfittarne, ma rimuover un po’ di gloria dal simbolo. Si è infatti proceduto all’organizzazione di una vera e propria svendita lowcost. Ciò al fine di liquidare tutta la merce a disposizione. Un durissimo colpo che deriva da svariate problematiche ma, in ultima analisi, dalla pandemia di Covid-19. Si tratta dell’ennesima vittima nell’ambito industriale. Rifle chiude in bellezza, si fa per dire ovviamente, facendo indirettamente un bel regalo ai clienti attraverso la vendita fallimentare.

Rifle, fine del mito del jeans italiano

Scompare così una delle firme storiche del jeans italiano, con la dichiarazione di fallimento del Tribunale di Firenze di ottobre scorso. Nata nel 1958 dai fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini, che in North Carolina, nella fabbrica della Cone Mills, scoprirono il tessuto denim, è stata per decenni un’icona della moda italiana.

La società, con sede a Barberino di Mugello, in provincia di Firenze, era da tempo in crisi ma sembrava poter risollevarsi nel 2017 con l’apertura del capitale del figlio del fondatore Giulio, Sandro Fratini, alla società svizzera di investimenti Kora, diventata socio di maggioranza l’anno successivo con il 55% delle quote.

Un piano di rilancio che sembrava essere consolidato dall’arrivo alla guida dell’azienda di una figura di esperienza nel settore come Franco Marianelli, ex Guess Italia e Gas Jeans. Ma dopo la domanda di concordato in continuità al Tribunale di Firenze e la richiesta di aiuto avanzata dai sindacati alla Regione Toscana, che ha aperto un tavolo di crisi, non è però arrivato l’atteso programma di rilancio e di ristrutturazione del debito.

Per i 96 lavoratori del quartier generale di Barberino del Mugello e dei negozi monomarca sparsi in tutta Italia è arrivata la cassa integrazione straordinaria per 12 mesi.

Come funziona la maxi svendita fallimentare

Ora, il Tribunale fallimentare si sta preparando a una grande asta. Si parla di ben 70mila vestiti a marchio Rifle, tra jeans, felpe, t-shirt, giacche e quant’altro. Incaricato della vendita sarà l’Istituto vendite giudiziarie che venderà i vestiti sia tramite aste telematiche sia con l’allestimento di un outlet temporaneo presso la sede dell’azienda a Barberino di Mugello.

Per il temporary outlet a Barberino di Mugello bisognerà attendere la primavera. Prima ci sarà invece una vendita al dettaglio offerta ai clienti che andranno all’outlet mugellano. Infine si terrà una grande asta con l’invenduto.

Un’occasione da non perdere per tutti gli appassionati del brand, anche perché i prezzi saranno bassissimi: tra i lotti attualmente in vendita il costo di un singolo pezzo è in media di 2,2 euro.

La vendita, secondo alcune indiscrezioni, si terrà da marzo in poi in una data da stabilire e sarà rivolta a grossisti e negozianti, che poi naturalmente reimmetteranno tutto sul mercato.

Sempre secondo le indiscrezioni, è attesa anche la liquidazione degli arredi degli uffici, dei pc, dei tablet e anche degli smartphone in dotazione.

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