Ponte sullo Stretto bocciato dalla Corte dei Conti, Salvini e Meloni furiosi

La Corte dei Conti respinge il progetto del Ponte sullo Stretto, giudicando irregolare la delibera Cipess. Il governo valuta il ricorso, mentre l’opposizione esulta

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Plot twist nella saga infinita del Ponte sullo Stretto. La Corte dei Conti ha deciso di non concedere il visto di legittimità alla delibera Cipess che, la scorsa estate, aveva dato il via libera al progetto definitivo del collegamento tra Sicilia e Calabria. Una bocciatura che di fatto congela l’iter del Ponte di Messina, almeno per ora.

Le motivazioni ufficiali saranno rese note entro 30 giorni, ma nel comunicato diffuso dai magistrati contabili si specifica che il controllo ha riguardato l’utilizzo dei fondi del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc), richiamati dall’articolo 1, comma 273-bis, della legge 213/2023. Senza il visto della Corte, la delibera non può essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale e dunque non può produrre effetti concreti.

Il Governo non intende però fermarsi. Da Palazzo Chigi filtra la linea della continuità. Dall’altra parte, l’opposizione festeggia. Dagli esponenti di Pd e M5S, che da mesi denunciano carenze progettuali e dubbi sulla copertura economica del Ponte, la decisione è vista come una vittoria.

Il confronto politico, insomma, si riaccende (se mai si fosse spento del tutto). E mentre la Corte prepara la pubblicazione delle motivazioni, il Ponte sullo Stretto torna a essere terreno di scontro tra chi lo considera un simbolo di modernità e chi lo vede come un investimento fuori scala.

Ponte sullo Stretto, perché la Corte dei Conti lo ha bocciato

La Corte aveva già chiesto chiarimenti sul Ponte il mese scorso. Nel respingere il progetto, ha espresso rilievi di natura economica e procedurale. Tra gli aspetti analizzati figurano la copertura finanziaria dell’opera, ossia l’adeguatezza delle risorse stanziate, e l’attendibilità delle stime di traffico su cui si basa il piano economico.

Sono stati verificati anche profili tecnici, come la coerenza del progetto con le norme ambientali e antisismiche, oltre al rispetto del limite del 50% di aumento dei costi previsto dalle regole europee.

La Corte ha anche affrontato il tema della competenza del Cipess che ha approvato il Ponte, un organo “politico” che non avrebbe dovuto produrre una delibera di tale portata.

I giudici non sono mai entrati nel tema politico, ma si sono limitati al controllo formale e finanziario della procedura, senza entrare nel merito dell’opportunità dell’opera. Come specificato dai magistrati, per consuetudine la Corte:

Valuta gli aspetti economico-finanziari e la correttezza dell’iter procedimentale, senza esprimere un giudizio complessivo sull’opera.

La premier Giorgia Meloni e Matteo Salvini: “Una scelta politica”

La maggioranza, come c’era da aspettarsi, non è stata felice della decisione. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha reagito con parole molto dure. Ha definito il mancato visto di legittimità come:

L’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento.

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Giorgia Meloni ha ricordato di aver fornito “risposte dettagliate” a tutti i quesiti che sono stati avanzati e ha contestato che, tra le osservazioni, figurasse anche la modalità di trasmissione degli atti “voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer”.

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Sulla stessa linea il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, che ha definito la decisione della Corte “una scelta politica” capace di provocare “un grave danno per il Paese”.

Il vicepremier, promettendo di continuare per la propria strada, ha assicurato che l’Esecutivo è

determinato a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori.

L’opposizione festeggia: “Il Ponte una follia economica”

I principali esponenti dell’opposizione hanno accolto con favore lo stop al progetto, attaccando il Governo. La segretaria del Pd Elly Schlein ha criticato le parole di Meloni, sostenendo che dietro le accuse alla Corte c’è la volontà di

mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione.

Anche il Movimento 5 Stelle, per voce del leader Giuseppe Conte, ha definito il progetto del ponte una “follia economica” in una fase di restrizioni di bilancio, invitando il governo a fermarsi e a confrontarsi su altre priorità infrastrutturali.

Infine, i Verdi e il Movimento civico No Ponte (Avs) hanno esultato. Il capogruppo di Verdi Euro-pee Angelo Bonelli ha definito la decisione della Corte

una grande vittoria dello stato di diritto.

Ha anche chiesto le dimissioni di Salvini, invitando la premier Meloni a togliere dalla Manovra 2026 le risorse destinate al Ponte.

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Cosa potrebbe accadere ora

La legge consente al Governo di non considerare vincolante il parere negativo della Corte dei Conti. La stessa Corte spiega che, se un atto governativo riceve un rifiuto di registrazione,

l’amministrazione interessata può chiedere un’apposita deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri.

In tal caso, il Consiglio può stabilire che l’opera risponda a “interessi pubblici superiori” e autorizzarne comunque l’attuazione. Se ciò avvenisse, la Corte dei Conti sarebbe tenuta ad apporre un visto con riserva sulla delibera e a informare il Parlamento, inviando un elenco degli atti approvati in deroga.

Questo meccanismo comporta anche implicazioni politiche che non si possono non considerare, poiché un Governo che decide di procedere nonostante il diniego può essere chiamato a rispondere delle proprie scelte – anche con il voto di fiducia.

Non ci resta ora che attendere ora le motivazioni ufficiali della Corte, previste entro fine novembre, e la decisione del Governo su come procedere. Il calendario fissato in precedenza prevedeva la chiusura dell’iter di registrazione entro il 7 novembre, ma con il no di ieri la pubblicazione in Gazzetta resta sospesa.

Se l’Esecutivo deciderà di confermare l’atto in Consiglio dei Ministri, la Corte dovrà reagire sul piano tecnico e il Ponte sullo Stretto tornerà al centro del dibattito. Per ora la palla passa dunque al Governo, che dovrà scegliere se insistere sull’opera o rispondere in modo diverso alle critiche ricevute.

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