NCC, decreto Salvini bocciato perché incostituzionale: cosa cambia

La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso della Regione Calabria contro la regolamentazione degli NCC con il decreto voluto da Salvini

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Redazione

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Con il decreto interministeriale 163/2025 fortemente voluto da Matteo Salvini si regolavano le modalità di gestione delle attività di noleggio con conducente (NCC). La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso della Regione Calabria, abolendo di fatto tutti quegli articoli che limitavano l’esercizio degli NCC in favore del servizio pubblico garantito dai Taxi.

Cosa prevedeva il decreto NCC

Il decreto prevedeva:

Perché la Corte Costituzionale ha bocciato il decreto

Sebbene la Consulta riconosca allo Stato la competenza trasversale in materia di tutela della concorrenza, ricorda che la regolazione del trasporto pubblico locale è competenza residuale delle Regioni. Insomma, né il Ministero dei Trasporti né quello delle Infrastrutture possono disciplinare così nel dettaglio le modalità di servizio degli NCC.

Il vincolo temporale dei 20 minuti è stato definito sproporzionato perché:

la previsione di un tempo minimo operativo fra una prenotazione e l’inizio della corsa impone di fatto un obbligo di sospensione del servizio o un rientro in rimessa, che era già stato censurato da questa Corte nella sentenza n. 56/2020.

Cade anche il divieto su contratti di durata tra NCC e operatori turistici, ritenuto invasivo dell’autonomia contrattuale.

Anche l’utilizzo dell’app ministeriale esclusiva per quanto riguarda il foglio di servizio elettronico si delineava come una sostanziale limitazione della libertà di iniziativa economica e della neutralità tecnologica.

Cos’è il foglio di servizio elettronico

Prima dell’entrata in servizio, l’operatore NCC è obbligato a compilare un foglio di servizio che riporta:

L’utilizzo di un’app ministeriale per la compilazione del foglio di servizio è stata contestata perché:

Uber, NCC e taxi: cosa cambia

La sentenza della Corte Costituzionale non impatta solamente sul settore NCC. È un messaggio contro il Governo: uno Stato che interviene per tutelare la concorrenza deve operare nei limiti delle competenze delineate dalla Costituzione e rispettare il principio di proporzionalità.

Ora toccherà alle Regioni regolamentare nel dettaglio i modi in cui l’intero settore degli NCC completerà il quadro del trasporto pubblico locale.

Il vincolo digitale ed eventualmente contrattuale, inoltre, era rivolto anche agli operatori come Uber, potenziali concorrenti del servizio pubblico operato dai taxi. Un’altra pedina da tenere in considerazione nella scacchiera delle liberalizzazioni.

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