La Corte dei Conti contro il Governo dà ragione ai Comuni: più soldi ai municipi

Con un parere la Corte dei Conti ha dato ragione al Comune di Milano contro il Governo: i presidenti dei municipi avranno un compenso

Pubblicato: 31 Gennaio 2025 15:02

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Corte dei Conti ha chiuso definitivamente una questione che si era aperta a inizio 2024. Una diversa interpretazione tra ministeri e Comuni del nuovo Testo unico sugli enti locali aveva sospeso per mesi i compensi ai presidenti di municipio e agli assessori municipali (ruoli degli enti decentrati che aiutano nell’amministrazione delle grandi città).

I giudici hanno condiviso l’interpretazione dei Comuni. Oltre a confermare il pagamento dovuto agli amministratori municipali per la loro funzione, ha decretato inoltre che questi dovranno ricevere le indennità che non sono state versate loro tra la fine di marzo e agosto.

La decisione della Corte dei Conti

Il ricorso presso la Corte dei Conti era stato presentato dal Comune di Milano, che voleva concludere definitivamente la vicenda dei compensi agli amministratori delle istituzioni decentrate, i municipi. I pagamenti erano stati sospesi per sei mesi, prima di essere riattivati dal decreto ministeriale attuativo del 6 agosto 2024. Assessori e presidenti di municipio, però, non avevano più ricevuto le indennità di quei mesi.

Secondo il Comune di Milano, con il decreto attuativo del 6 agosto scorso, il Governo non solo avrebbe ristabilito il pagamento, ma avrebbe autorizzato gli enti locali a risarcire presidenti e assessori municipali delle mensilità mancanti. La Corte dei Conti ha dato ragione a questa interpretazione, chiudendo quindi anche l’ultima questione rimasta in sospeso in questa vicenda.

L’assessora al Decentramento e ai Servizi civici Gaia Romani ha dichiarato: “Questa risposta ci ripaga di tutto l’impegno che il Comune di Milano ha messo nel dialogo con il Governo e riconosce come corretto il nostro operato. Ci tengo, infine, a ringraziare ancora una volta tutti gli amministratori municipali che hanno continuato a lavorare e le forze politiche che hanno contribuito a questo importante risultato”.

Come si è arrivati a sospendere i compensi nei municipi

Tutta la vicenda nasce con il Tuel, il Testo unico sugli enti locali, del 2024. La legge che regola il funzionamento di Comuni, Province e Regioni è stata leggermente modificata, in particolare agli articoli 17 e 82. Questi parlano degli organi di decentramento amministrativo delle grandi città. In Italia ogni città sopra i 300mila abitanti può dividere il suo territorio in municipi, ognuno dei quali ha, oltre a un consiglio, un presidente e degli assessori che ricevono un’indennità mensile per il loro lavoro.

Il nuovo Testo unico aveva però causato un conflitto di interpretazione tra il ministero dell’Interno e quello dell’Economia. Secondo il Mef, sarebbe spettato al Viminale “stabilire i criteri e le modalità con cui i Comuni possono riconoscere indennità e gettoni”. Il Governo riteneva che molti comuni, tra cui Milano, dovessero attuare un taglio delle circoscrizioni per poter accedere ai fondi per stipendiare presidenti e assessori municipali. Il Comune di Milano sosteneva di aver già adempiuto a questo compito nel 2016, quando passò da 20 circoscrizioni a 9 municipi.

A marzo i pagamenti si bloccarono. Un presidente di municipio può prendere fino a 3mila euro netti di indennità, un assessore 1.500 euro. Per mesi, fino ad agosto, la situazione rimase congelata, finché il Comune di Milano non riprese le erogazioni, sostenendo che la legge 38 del 2024 facesse riferimento a un decreto ministeriale che confermava l’interpretazione degli enti locali. La Corte dei Conti ha definitivamente confermato questa tesi.

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