Giorgio Armani ha quasi 90 anni e deve pensare al futuro della propria maison, anche a quello che in precedenza non avrebbe mai preso in considerazione. Per il bene della sua creatura, deve ragionare come un imprenditore, il che vuol dire non escludere a priori alcuna possibilità. Due nello specifico potrebbero essere prese in considerazione. Da una parte la fusione, ovvero l’unione con un rivale più grande, al fine di ottenere stabilità e garanzie economiche, dall’altra invece la quotazione in Borsa.
Il futuro di Armani
Giorgio Armani, intervistato da Bloomberg, ha guardato in faccia il proprio orologio personale, ammettendo di star vagliando ipotesi che in passato non erano sul tavolo: “Ciò che caratterizza da sempre il successo del mio lavoro è la capacità di adattamento ai tempi che cambiano”.
Svariati gli scenari paventati nel corso degli ultimi anni, e ora a prendere la parola è stato lui. Ha voluto far passare un concetto importante, ovvero l’intenzione di restare in stretto controllo del gruppo fondato. Qualcosa però potrebbe cambiare.
“Al momento non prevedo un’acquisizione da parte di un grande conglomerato del lusso. Non voglio però escludere nulla a priori, perché sarebbe un modo di agire poco imprenditoriale”. La porta resta aperta, dunque, laddove in precedenza non era mai stata aperta. Tutto lascia pensare a una discussione interna in atto, che potrebbe portare a un cambio di scene nel momento in cui la maison dovesse passare sotto la guida dei suoi eredi.
Sorprendentemente disponibile anche per quanto riguarda un eventuale Ipo del gruppo. Ecco le parole di Giorgio Armani in merito: “La quotazione in Borsa è qualcosa di cui non abbiamo ancora discusso. È un’opzione che potrebbe essere presa in considerazione. Speriamo però in un futuro lontano”.
Gli eredi di Armani: quale sarà il futuro
Giorgio Armani ha fondato la sua azienda nel 1975. Il suo grande rischio è corso in età matura, dopo l’esperienza accumulata come vetrinista e il lavoro come stilista nelle aziende di Nino Cerruti. La maison è un sogno realizzato e dal 1985 è tutta sua, dopo la morte del socio Sergio Galeotti. Difficile pensare che possa separarsene o ritenere di condividerla.
Alla soglia dei 90 anni, però, sembra che stia ragionando concretamente su ciò che avverrà dopo la sua dipartita. Sogna un futuro solido per il marchio Armani, che possa sopravvivergli, a lungo e in salute. Ad oggi il suo lavoro ha prodotto un gruppo da 2,35 miliardi di euro di ricavi, stando ai dati forniti del 2022.
Si è vociferato a lungo di un possibile accordo definitivo con LOrèal, considerando la collaborazione di lungo corso, a licenza, nel mondo beauty. Nulla però si è mai concretizzato. In termini di sguardo al futuro gli elementi da segnalare sono due. Il primo è che nel 2016 è stata creata una fondazione con il ruolo di sviluppo del business, anche dopo la sua morte. Il secondo è che sono già stati disposti dei documenti per i suoi eredi. Reuters li aveva svelati a novembre 2023, spiegando come l’opzione Ipo fosse sul tavolo, così come altre operazioni finanziarie, ma non prima dei cinque anni dalla sua morte.
Viene dunque da chiedersi chi sono gli eredi. Fino al giorno della sua dipartita, lo statuto già stilato dalla fondazione resterà in un cassetto. Sappiamo però che a ottobre dello scorso anno si è operata una modifica, al fine di creare due categorie di azioni prive del diritto di voto. Queste non possono avere un valore superiore alla metà del capitale sociale. Nel prossimo futuro potranno coesistere soci con diritto di decisioni e soci che partecipano. Entrambi però con diritti patrimoniali. Tutto ciò non fa che indicare la via, quella verso l’apertura ad azionisti esterni.
In termini eredi, è bene sottolineare come Giorgio Armani non ne abbia di diretti. Lo sguardo è rivolto a tre nipoti. Silvana e Roberta Armani, figlie del fratello Sergio, scomparso da tempo, e Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna. Tutti attualmente seduti in consiglio.