Non c’è pace per il Genoa, pronto a un nuovo corso che, però, dovrà fin da subito fronteggiare una battaglia legale. Il Consiglio d’Amministrazione del club ha nominato presidente del club Dan Sucu (oltre a esserne il proprietario). Uno step cruciale, che però non cancella il passato: il presidente uscente Zangrillo resterà infatti nel Consiglio societario. C’è qualcosa però che non torna in questa vicenda: A-Cap rivendica la proprietà del Genoa e ha avviato una causa.
Genoa, nuova proprietà
L’esaltazione per la nuova fase della storia del Genoa è durata decisamente poco per i tifosi. Sono infatti ore delicate e si temono risvolti inaspettati. Andiamo però con ordine, riportando questo comunicato.
“Il Genoa CFC comunica che in data odierna (13 gennaio, ndr) si è riunito il Consiglio d’Amministrazione e ha deliberato la nomina di Dan Sucu come nuovo Presidente del Club”.
Tutto secondo le aspettative, con l’azionista di maggioranza che diventa presidente, promettendo di investire tempo ed energie in questo progetto. La sua non sarà, dunque, una gestione distante come nel caso dei Friedkin a Roma, tanto criticati.
Sucu ha poi chiesto ad Alberto Zangrillo di restare nel CdA, che sarà così composto:
- Dan Sucu (Presidente)
- Andres Blazquez (Executive Member)
- Flavio Ricciardella (Executive Member)
- Alessandro Giudice
- Cosmin Golea
- Razvan Rat
- Alberto Zangrillo
I veri proprietari del Genoa
Quello di Dan Sucu è rapidamente divenuto un nome ben noto in Italia e soprattutto a Genova. I tifosi hanno fatto presto ad affezionarsi, sognando una rinascita del club. È ufficialmente il nuovo proprietario dal 18 dicembre 2024 e ha provveduto a un aumento di capitale di 40 milioni di euro.
È oggi l’azionista di maggioranza, subentrato al fondo statunitense 777 Partners. Le dinamiche, però, non sarebbero così chiare come potrebbe sembrare. Un investitore USA sostiene d’essere il vero proprietario del Genoa. Parliamo di Advantage Capital Holdings LLC, che da qui in poi abbrevieremo con A-Cap.
Questa compagnia sostiene di non aver mai accordato alcuna vendita e, di fatto, è pronta a portare la vicenda in tribunale: “È stata pubblicata una dichiarazione da parte del Genoa, che pretende di vendere il club a una parte esterna. (…) Questo è falso”.
Il problema? L’intreccio della precedente proprietà è alquanto intricato. Il Genoa è stato acquistato da 777 Partners nel settembre 2021 ma A-Cap, compagnia assicurativa di New York, rappresenta un importante creditore della società.
Il crollo concretizzatosi ha portato A-Cap ad annunciare d’aver preso il controllo del Grifone. Stando a quanto riportato da Bloomberg, la compagnia avrebbe dato mandato a Moelis & Co. di esaminare con attenzione il portafoglio di 777 Partners nella sua interezza. Non solo Genoa, a essere chiari, ma anche Vasco da Gama, Hertha BSC e Red Star, rispettivamente in Brasile, Germania e Francia.
A-Cap fa causa
Un portavoce di A-Cap ha spiegato come la vendita a Dan Sucu sia avvenuta senza la conoscenza dei “reali proprietari”. Di fatto si fa riferimento all’intera vicenda come a un “tentativo di rappresentare falsamente lo status del Genoa”. Si prometteva a dicembre una battaglia legale, che ora ha appena avuto inizio.
Advantage Capital Holdings ha infatti avviato l’azione annunciata, al fine di bloccare la ricapitalizzazione del Genoa. Sarebbe stata presentata un’ingiunzione presso un tribunale italiano. Sul tavolo è stato posto un pegno concesso da 777 Partners sul club. A-Cap evidenzia inoltre d’avere il diritto di partecipazione e voto all’assemblea degli azionisti ma, evidentemente, d’essere stata esclusa dal processo di ricapitalizzazione.
Il nuovo progetto è già in difficoltà, dunque, anche se l’amministratore delegato Andrés Blazquz ritiene il tutto infondato e promette come “qualsiasi azione sarà contrastata con vigore”. Dal suo punto di vista, inoltre, “l’azione è irreversibile, in quanto eseguita nel pieno rispetto della legge”.
In tribunale occorrerà però rispondere del prestito di 440 milioni di euro a 777 Partners garantito da ACM Delegate (unità di A-Cap). Ecco il nodo cruciale da sciogliere, dal momento che aveva garantito alla società una “procura irrevocabile per l’esercizio dei diritti di voto e tutti gli altri diritti relativi alle società controllate dai debitori”.