Boban contro Milan, respinto il ricorso dell’ex dirigente: niente danni non patrimoniali

L'ex stella e dirigente rossonero Zvonimir Boban ha visto rigettare il suo ricorso in Cassazione sul risarcimento per danni non patrimoniali relativo al licenziamento del 2020

Pubblicato: 22 Novembre 2024 23:55

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Niente risarcimento su danni non patrimoniali per Zvonimir Boban nella causa contro il Milan. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’ex dirigente rossonero sul risarcimento anche per i danni non patrimoniali chiesti al club dopo il licenziamento in tronco subito nel 2020. La causa tra la leggenda croata e la sua ex squadra risale all’epoca in cui l’allora Chief Football Officer fu cacciato dalla proprietà Elliot in seguito a un’intervista. Boban ha vinto la battaglia legale, ma solo in parte.

Il licenziamento

L’ex fantasista aveva portato la società rossonera in tribunale dopo che il fondo americano lo aveva rimosso dal ruolo di dirigente per le critiche al fondo americano. Dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta dello Sport nei giorni in cui l’ex ad Ivan Gazidis stava pensando all’avvicendamento tra il tecnico Stefano Pioli e l’allenatore tedesco Ralf Rangnick.

Sulle colonne del quotidiano Boban aveva espresso tutta la sua disapprovazione, attaccando il rappresentante della proprietà Elliot per non essere stato coinvolto nella decisione.

Il cambio in panchina non era più andato in porto, ma le parole del dirigente non erano piaciute alla società, che lo aveva licenziato per giusta causa dopo nove mesi.

“Per un’intervista che io ho trovato sacrosanta” aveva commentato recentemente in radio l’ex centrocampista croato, oggi commentatore Tv, tornando sulla disputa legale.

“Siamo ancora in tribunale, mi spiace ma la vita è così. Dopo pochi mesi ci siamo trovati a non avere né appoggio né fiducia della società” aveva detto parlando anche degli altri due dirigenti Paolo Maldini e Ricky Massara, spiegando di non essere “riusciti a chiarire la nostra posizione. Così ho dovuto farlo pubblicamente perché la proprietà aveva cominciato ad avere contatti con Rangnick per la stagione successiva”.

La causa

Boban aveva dunque impugnato il licenziamento davanti al tribunale di Milano per “mancanza della giusta causa di recesso” vincendo la causa: il giudice del lavoro, infatti, aveva dato ragione all’ex dirigente, condannando la società rossonera a un risarcimento di 4.125.000 euro per danni patrimoniali e di 1.250.00 euro per danni non patrimoniali “oltre interessi e rivalutazione monetaria sulla suddetta somma dalla data della pronuncia al saldo effettivo”.

In appello, la Corte milanese, pur confermando l’assenza della giusta causa, aveva però escluso i danni non patrimoniali e ricalcolato il risarcimento del danno patrimoniale in un ammontare di 4.825.000 euro, da cui “detrarre quanto percepito ad oggi e sino al 30.11.2022 in ragione di altre attività lavorative”, cioè le cifre incassate da Boban nel suo successivo incarico come Chief of Football della Uefa.

L’ex dirigente rossonero aveva dunque fatto ricorso in Cassazione su quest’ultima sentenza del 2022, ricevendo infine il “no” da parte dei giudici della sezione Lavoro.

Come riportato dal sito Calcio e Finanza, la Suprema Corte, infatti, ha confermato il verdetto della Corte d’Appello, ritenendo che il “risarcimento del danno non patrimoniale non può trovare accoglimento”.

Inoltre, gli ermellini hanno considerato inammissibile anche il ricorso contro la decisione di detrarre dal risarcimento dovuto dal Milan a Boban lo stipendio incassato dall’ex dirigente per il suo ruolo successivo in Uefa. Motivo per cui, scrivono i giudici nella sentenza “la Corte rigetta entrambi i ricorsi e compensa le spese”.

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