Tra emendamenti e dibattiti, la Manovra finanziaria si arricchisce di misure più contestate di altre. Nelle ultime ore, in particolare, il Governo Meloni è finito al centro delle polemiche per la decisione, non ancora ufficializzata, di cancellare il cosiddetto 18app, il Bonus cultura destinato ai 18enni spendibile per teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre. L’abrogazione è stata proposta da un emendamento a firma della coalizione di governo (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia).
Sulla cancellazione del contributo statale “la decisione spetta al Parlamento”, ha sottolineato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Intanto la premier ha ribadito la volontà di procedere spediti ai capigruppo dei partiti di maggioranza, aprendo alla possibilità di una cabina di regia per sciogliere gli ultimi nodi sul testo.
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Via 18app, nasce la Carta cultura
Al posto del Bonus giovani non resterà comunque un vuoto: arriverà la “Carta cultura”, una misura “volta a tutelare dallo snaturamento delle finalità dell’applicazione che viene
largamente utilizzata per l’acquisto dei libri di testo”. Per questo, “riteniamo debba essere revisionata e potenziata concordando con le categorie produttive della cultura”, hanno affermato il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, il capogruppo della Lega in VII Commissione, Rossano Sasso, e il capogruppo di Forza Italia in VII Commissione, Rita Dalla Chiesa. Il ministro Sangiuliano e i sottosegretari stanno lavorando a un incontro a inizio gennaio con le categorie per definire le linee di questa nuova Carta, “senza abusi e con il sostegno anche per l’acquisto di libri scolastici, supportando le famiglie”.
Il Parlamento “garantirà massima priorità al sostegno della filiera culturale, come teatro, musica, cinema, editoria libraria e patrimonio culturale privato come le dimore storiche”. La volontà di Camera e Senato è dunque quella di revisionare la 18app e introdurre politiche di incentivo alla domanda di cultura più generali, che possano sostenere i consumi culturali nella crisi in corso”, spiega Mollicone.
Come vengono redistribuite le risorse
La maggioranza vuole dirottare le risorse del Bonus cultura, pari 230 milioni di euro annui a decorrere dal 2022, per sostenere più in generale il mondo dello spettacolo e della cultura. L’idea è quella di istituire un nuovo welfare dello spettacolo, attraverso le seguenti mosse:
- stanziando 100 milioni di euro per l’indennità di discontinuità;
- aumentando di 40 milioni di euro la dotazione per la riforma del Fondo Unico dello Spettacolo;
- sostenendo con 45 milioni la filiera del libro e delle biblioteche, con ricadute per l’indotto anche delle librerie di prossimità, degli autori e dei traduttori;
- supportando con altri 45 milioni cinema, sale e patrimonio culturale materiale e immateriale.
La rivolta delle opposizioni
La replica indignata delle opposizioni non si è fatta attendere. L’ex ministro Dario Franceschini ha definito la decisione dell’Esecutivo “una cosa assurda dopo che Francia, Spagna e Germania hanno introdotto un bonus cultura esplicitamente ispirato dal nostro. Il Governo faccia marcia indietro”. Sulla stessa linea anche le dichiarazioni di Matteo Renzi, mentre Enzo Mazza, CEO di Fimi (Federazione industria musicale italiana) parla chiaramente di “uno schiaffo ai giovani già penalizzati da assenza di politiche per le nuove generazioni. Si tratta di un danno enorme per la cultura”.
Secondo Mario Limongelli, presidente dei Produttori Musicali Indipendenti, dall’epoca della sua attivazione, il Bonus Cultura ha generato un controvalore economico superiore a un miliardo di euro.
Come i ragazzi hanno chiesto il bonus e come l’hanno speso
L’addio al Bonus cultura potrebbe arrivare infine nell’anno del suo boom. In base agli ultimi dati disponibili, a richiederlo sono stati 441.480 ragazzi nati nel 2003, che avevano a disposizione 500 euro a testa, per una spesa complessiva di 220,7 milioni di euro.
La maggior parte dei fondi sono serviti all’acquisto di libri, in misura di oltre l’80% della spesa totale, circa 180 milioni di euro. La seconda voce di spesa del bonus riguarda i concerti, a cui sono andati nel 2021 poco meno di 23 milioni di euro. La restante parte delle risorse è invece finita nelle casse di musei, corsi di lingua, musica e cinema.