West Nile virus, la febbre in Italia: primi casi e piano di prevenzione del Ministero

Primi casi autoctoni di West Nile nel Lazio: pazienti a Latina, monitoraggio attivo e misure di prevenzione in tutta Italia

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Claudio Cafarelli

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L’Istituto Lazzaro Spallanzani ha confermato i primi casi autoctoni di West Nile nel Lazio. I due pazienti, entrambi settantenni residenti nella provincia di Latina, sono attualmente ricoverati presso l’ospedale Santa Maria Goretti. Le loro condizioni sono stabili.

In seguito alla conferma, la Regione Lazio ha convocato una cabina di regia con la partecipazione dell’Istituto Spallanzani, della ASL territoriale e dell’Istituto Zooprofilattico, con l’obiettivo di coordinare le iniziative di prevenzione. Il presidente della Regione, Francesco Rocca, ha dichiarato: “Nessun allarme, ma va tenuta alta la guardia. Si tratta dei primi due casi endemici qui, il virus è già endemico da anni nel nord e centro Italia”.

Secondo Rocca, il contagio è avvenuto tramite puntura di insetto. Ha inoltre precisato che saranno attivate tutte le procedure previste dalle linee guida, con l’allerta a medici di base e pronto soccorso per favorire una pronta individuazione dei casi.

Virus West Nile, allarme mediatico

La febbre West Nile è causata da un virus della famiglia dei Flaviviridae, identificato per la prima volta nel 1937 in Uganda. È diffuso in Africa, Asia, Europa, Australia e America. Gli uccelli selvatici e le zanzare del genere Culex rappresentano i principali serbatoi e vettori. La trasmissione all’uomo avviene quasi sempre tramite puntura di zanzara infetta.

Altri mezzi di infezione, meno comuni, comprendono trasfusioni, trapianti di organi e la trasmissione verticale madre-feto. Il virus non si trasmette da persona a persona per contatto diretto.

I sintomi sono spesso lievi o assenti. Quando presenti, si manifestano con febbre, nausea, mal di testa, sfoghi cutanei o linfonodi ingrossati. Solo in meno dell’1% dei casi si sviluppano complicanze neurologiche gravi, come encefalite, paralisi o coma. L’infezione umana è in oltre l’80% dei casi asintomatica; nel restante 20% dei casi i sintomi sono quelli di una sindrome pseudo-influenzale.

La diagnosi si effettua tramite test Elisa, immunofluorescenza, oppure tramite Pcr e coltura virale. I test devono essere eseguiti in tempi precisi, poiché la presenza di anticorpi può indicare anche infezioni pregresse.

La prevenzione in Italia: misure attive e sorveglianza

Attualmente non esiste un vaccino contro il West Nile. La prevenzione consiste nel limitare l’esposizione alle zanzare e monitorare la diffusione del virus. Il Ministero della Salute, tramite il Centro Nazionale Sangue (CNS), ha confermato anche per il 2025 l’applicazione del “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025″.

Le misure principali includono:

A partire dal 23 giugno, provvedimenti di prevenzione sono stati adottati in diverse province tra cui Latina, Reggio Emilia, Mantova, Padova, Cremona, Lodi, Pavia, Rovigo, Piacenza, Parma, Torino, Modena, Venezia e Oristano, a seguito di positività riscontrate in zanzare, animali o casi umani.

Le autorità sanitarie raccomandano alla popolazione di adottare precauzioni individuali, come l’utilizzo di repellenti, indumenti protettivi e la rimozione di ristagni d’acqua nei pressi delle abitazioni. L’obiettivo è contenere il rischio di diffusione del virus e garantire una risposta sanitaria tempestiva.

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