Mangia vongole raccolte in spiaggia e si sveglia paralizzata

La sindrome dei molluschi bivalvi ha colpito la donna a causa di una tossoinfezione alimentare dovuta alla saxitossina prodotta da vongole contaminate

Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Gli anni passano, le mode cambiano, ma certi principi rimangono validi anche in un mondo che si evolve minuto per minuto. Tra questi c’è anche quello ripetuto come un mantra dalle nonne di tutta Italia: “Bada bene a cosa mangi”. Probabilmente avrebbe dovuto tenerlo a mente anche Kim Taia, la donna residente in Nuova Zelanda che si è ritrovata con buona parte del corpo paralizzato per aver ingerito delle vongole raccolte dopo un pomeriggio trascorso in spiaggia.

L’episodio in pochi minuti ha fatto il giro del mondo e ricorda a ognuno di noi l’importanza di conoscere ciò che ogni giorno portiamo alla bocca e somministriamo al nostro organismo, spesso con quella dose di leggerezza che ci espone a dei seri rischi per la salute.

Questo a maggior ragione in un ambito – quello della gastronomia e della filiera alimentare – che negli ultimi anni è particolarmente soggetto all’influenza delle nuove tendenze sempre più stravaganti.

Vongole contaminate dalla saxitossina

L’aneddoto in questione arriva dal litorale di Little Wahi, località turistica situata nel comune di Maketu. Siamo nella parte settentrionale della meravigliosa Isola del Nord, pienamente immersa nell’Oceano Pacifico: l’area è conosciuta anche come Baia dell’Abbondanza e il nome rende bene l’idea sulla grandissima promiscuità di flora e fauna che caratterizza questo contesto marittimo.

A pochi chilometri infatti ci si imbatte nella foce a estuario del fiume Kaituna, vero e proprio crocevia per miliardi di specie animali e vegetali che giungono in mare sospinti dalle correnti subacquee.

E sembra essere proprio questa la causa che ha causato il grave malessere di Kim Taia: stando ai referti dei medici che l’hanno visitata presso l’ospedale più vicino, pare infatti che la donna abbia ingerito delle vongole contaminate dal cosiddetto veleno paralizzante dei bivalvi, una potente tossina marina idrosolubile sintetizzata da alghe microscopiche, note come dinoflagellati.

Cos’è la sindrome da molluschi bivalvi

Il veleno è conosciuto in ambito accademico con il nome meno noto di STX o saxitossina ed è tra i responsabili della sindrome da molluschi bivalvi (o PSP, acronimo di “Paralityc Shellfish Poisoning”), una patologia legata alle intossicazioni alimentari di cui hanno fatto conoscenza milioni di persone in tutto il mondo.

Una volta introdotta nel nostro organismo, la saxitossina viene scomposta e sprigiona tutti i propri componenti. L’effetto è potenzialmente devastante: la sua assunzione causa sintomi variabili che vanno da lievi formicolii ed intorpidimento delle labbra sino ad una paralisi respiratoria a tutti gli effetti, con prognosi infausta. Occorre sottolineare che, nei casi gravi, può anche essere letale.

Può quindi dirsi fortunata la signora neozelandese, che fin dalla comparsa dei primi sintomi è riuscita ad avvisare il figlio, nonostante iniziasse a non respirare e a parlare con grande difficoltà. I sanitari sono intervenuti tempestivamente, trasportandola al Pronto Soccorso e permettendo l’intervento immediato dei medici.

Alla stampa locale ha rilasciato raccontato quegli attimi terribili: “La mia testa ha iniziato a intorpidirsi e mi sentivo stordita. Non riuscivo a parlare chiaramente e mi chiedevo cosa stesse succedendo. Poi ho iniziato a perdere la sensibilità alle mani e alle braccia, respiravo a fatica. Credevo sarei morta”.

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