Nel botta e risposta senza esclusione di colpi tra Matteo Renzi e Carlo Calenda si comincerebbe a intravedere una soluzione per mettere fine alla faida interna al Terzo Polo. La proposta che dovrebbe mettere un punto sulla lotta intestina che sta dilaniando Azione e Italia viva è arrivata dall’ex premier, che avrebbe ipotizzato il nome di Mara Carafagna per raccogliere i cocci di un partito unico naufragato prima ancora di partire.
Terzo Polo, l’affondo di Calenda
La mossa risolutiva avanzata da Matteo Renzi sarebbe arrivata mentre i “due galli nel pollaio”, secondo la definizione che avrebbe adottato lo stesso senatore fiorentino, hanno continuato a dirsene di cotte e di crude. L’ultimo affondo è stato di Carlo Calenda che subito dopo aver chiesto una tregua, perlomeno mediatica, non è riuscito a trattenersi di fronte alle accuse di assenteismo del renziano Francesco Bonifazi.
“Non ero a Miami con il genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi” ha recriminato su Twitter leader di Azione, riferendosi senza mezzi termini alle consulenze dell’ormai ex alleato Renzi all’erede del regno saudita Moḥammad bin Salman.
Quindi, in un altro Tweet, a chi lo critica per le sue frequenti giravolte politiche Calenda ha ricordato di aver “rotto con il PD quando ha tradito la parola alleandosi con Renzi e i 5S”.
“Ho rotto con Letta – ha aggiunto – quando ha trasformato l’agenda Draghi in quella Bonelli/Fratoianni/Di Maio. Non sono caduto nella fregatura di Renzi e Boschi sul finto partito unico“.
Sempre dal suo profilo social l’ex ministro ha continuato l’attacco sottolineando di non aver mai ricevuto “finanziamenti per il partito da speculatori stranieri e intrallazzatori. Non ho mai incontrato un magistrato se non per ragioni di servizio. Mai sono entrato nelle lottizzazioni del CSM”.
“Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia/rinvii a giudizio/condanne pur avendo ruoli di responsabilità. Non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri“, ha scritto ancora nella sua raffica di tweet contro Renzi.
Terzo Polo, la risposta di Renzi
La risposta dell’ex presidente del Consiglio non si è fatta attendere: “In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale, con le stesse critiche che da mesi usano i giustizialisti. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici” ha scritto il senatore di Rignano nella sua e-news del 17 aprile.
“Tuttavia io non replico – ha dichiarato Renzi – Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c’era bisogno del simbolo di Italia Viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo Polo, come sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l’ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro. Sul mio essere considerato un mostro, ho scritto un libro” (qui avevamo riportato l’annuncio a sorpresa di Renzi).
Dopo aver rilanciato il congresso di Italia viva nel marzo del 2024, l’ex presidente del Consiglio pare aver rinunciato a qualsiasi tentativo di ricucire con Calenda, ma al tempo stesso sembrerebbe non voler rinunciare al progetto del partito unico, del quale abbiamo riportato qui le cifre monstre.
Quello di Mara Carfagna non sarebbe l’unico nome fatto circolare nelle ultime ore per la guida del Terzo polo: insieme a lei ci sarebbe anche la candidatura di un’altra esponente di Azione, Mariastella Gelmini, e una fedelissima di Renzi, Elena Bonetti. Le prime due in particolare potrebbero provare a raccogliere l’eredità di Forza Italia nel caso in cui il partito di Berlusconi finisse allo sbando per un eventuale passo di lato del Cavaliere. Le candidature lanciate da Renzi tra le file di Azione potrebbero però rivelarsi il tentativo di destabilizzare dall’interno lo stesso partito di Calenda.