Il governo Meloni ha le ore contate? Non siamo di certo arrivati a questo punto, o non ancora, ma c’è chi dalla maggioranza fa scricchiolare l’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia, con dichiarazioni che potrebbero avere un peso non di poco conto sul lavoro dei prossimi mesi. Un dito puntato contro Meloni e il suo operato da Cervia, dove il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha parlato di “fallimento del Governo” se non saranno raggiunti alcuni obiettivi prefissati entro il 2024.
Una data ancora lontana, con oltre un anno di tempo per poter lavorare, ma una minaccia forte e chiara da parte del governatore che vuole far sentire la sua voce.
La richiesta di Zaia
Il colpo basso al Governo, se così si può definire, di Luca Zaia arriva dalla festa della Lega a Cervia, dove il governatore della Regione Veneto è intervenuto mandando un messaggio a Giorgia Meloni. L’argomento di discussione attorno al quale è stata concentrata l’attenzione è quello legato all’autonomia, materia presente nei programmi elettorali di Fratelli d’Italia e della coalizione di centrodestra.
“Se l’autonomia non arrivasse nella tempistica del 2024 vuol dire che abbiamo fallito come obiettivo” ha detto Zaia, parlando di vero e proprio “fallimento del Governo“. Il governatore non ha usato giri di parole, perché il punto è chiaro: “Non fallisce la Lega, fallisce il governo perché era nel programma e non farla significa venire meno a un patto”.
Frasi dette in un clima di festa che hanno di certo turbato l’esecutivo Meloni, che da Cervia incassa anche un’altra minaccia velata di Zaia: “Quando un patto si rompe non si sa mai da che parte vanno i cocci”. Nel suo intervento, dunque, Zaia è stato chiaro con le richieste alla premier, con l’autonomia che “non porta via i soldi a nessuno” e soprattutto “non è l’assalto all’unità nazionale”.
La richiesta, in base a quelle che sono le materie che saranno di competenza delle Regioni, è quella di avere maggior autonomia in settori come salute, infrastrutture, porti e aeroporti, trasporti e distribuzione dell’energia.
La criticata fiducia al Governo
Parole, quelle di Zaia, che fanno scricchiolare il Governo che è sempre più sotto attacco da parte dell’opposizione per la scelta troppo frequente di chiedere la fiducia in Parlamento riducendo sempre di più il ruolo di Camera e Senato. Nel primo anno dell’esecutivo, infatti, sono stati 31 i decreti varati e 25 i voti di fiducia richiesti, un iter spesso utilizzato da Meloni e i suoi per velocizzare l’approvazione delle norme che riduce però di molto le prerogative del Parlamento.
Un vero e proprio boom per l’esecutivo guidato da Meloni, anche se esistono precedenti nella storia recente, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che a maggio aveva richiamato La Russa e Fontana per limitare la decretazione d’urgenza con voto di fiducia. L’attenzione, soprattutto, è stata posta al gran divario di richiesta di fiducia tra Camera e Senato, con Montecitorio chiamato più volte al voto rispetto a Palazzo Madama.
Ma la strada battuta è sempre la stessa, facendo adirare l’opposizione. “Dimostrano l’assenza di visione e l’incapacità di proporre un programma organico di riforme” accusa Maria Elena Boschi di Italia Viva.