Sangiuliano candidato ma pagato dalla Rai: perché non perde lo stipendio da inviato

L'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sarà candidato al consiglio regionale della Campania per FdI e non rinuncerà al suo stipendio in Rai: i sindacati protestano

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Matteo Runchi

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L’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sarà candidato alle elezioni in Campania, per il Consiglio regionale, con Fratelli d’Italia. Dopo le sue dimissioni da ministro, seguite al caso Boccia, Sangiuliano era tornato in Rai, dove lavorava prima di prendere la direzione del dicastero.

Quando era andato in aspettativa per ricoprire il ruolo assegnatogli da Meloni, Sangiuliano era direttore del Tg2. Tornato nella Tv pubblica è diventato corrispondente da Parigi e capo della redazione francese della Rai. Durante la campagna elettorale manterrà il suo stipendio da inviato, nonostante le proteste dei sindacati, come previsto dai regolamenti Rai.

Sangiuliano candidato in Campania con lo stipendio Rai

In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha detto che si candiderà al Consiglio regionale della Campania, la sua regione, con Fratelli d’Italia. La notizia era già circolata nelle scorse settimane, ma ora è stata ufficialmente confermata dal diretto interessato. Le elezioni si terranno tra il 23 e il 24 novembre. L’ex ministro ha raccontato:

La cosa ha iniziato a prendere forma la scorsa primavera. Ne ho parlato con persone a me particolarmente amiche: Giovanni Donzelli, Ignazio La Russa e Arianna Meloni. E ne ho discusso anche con il candidato governatore del centrodestra, Edmondo Cirielli, che stimo molto.

Dopo le sue dimissioni, Sangiuliano aveva terminato il periodo di aspettativa preso con la Rai, dove lavorava prima di essere chiamato al ministero della Cultura da Meloni.

Dalla Rai al Ministero e ritorno

Sangiuliano ha alle spalle una lunga carriera nella televisione pubblica, iniziata nel 2003. È stato caporedattore del Tgr, inviato del Tg1 in Bosnia, Kosovo e Afghanistan, e poi vicedirettore del TG1 durante la direzione di Augusto Minzolini. Nel 2018 diventa direttore del Tg2, carica che mantiene fino al 2022, quando Meloni lo chiama per diventare ministro della Cultura.

La sua esperienza al dicastero dura però solo due anni. Nell’agosto del 2024 viene accusato di aver promesso un posto di consulente al ministero a Maria Rosaria Boccia. Il caso finisce per causare le dimissioni di Sangiuliano.

A quel punto aveva interrotto il periodo di aspettativa chiesto alla Rai per poter svolgere le funzioni di ministro. Nell’aprile del 2025 era stato nominato corrispondente da Parigi ed era stato messo a capo della redazione della Tv pubblica italiana nella capitale francese. Ora dovrà nuovamente lasciare la Rai, ma solo se verrà eletto.

Perché Sangiuliano può mantenere il suo posto in Rai

Inizialmente infatti, Sangiuliano non dovrà rinunciare né al posto di inviato da Parigi, né allo stipendio della Rai. Le regole della Tv pubblica infatti concedono di prendere un permesso per poter svolgere attività di elettorato passivo, quindi di candidatura alle elezioni, come la campagna elettorale.

Soltanto se verrà eletto, Sangiuliano dovrà chiedere un periodo di aspettativa come quello che aveva ottenuto una volta nominato ministro. I sindacati Rai e le opposizioni hanno duramente criticato questi continui passaggi dell’ex ministro dalla Tv pubblica alla politica e viceversa, ma Sangiuliano si è difeso:

Mi sono già difeso citando l’articolo 51 della Costituzione: la partecipazione alla vita politica è un diritto democratico. In Rai ci sono stati molti colleghi che hanno fatto politica: Badaloni, Marrazzo, Giulietti, Ravaglioli. Tutte persone di valore. Forse perché sono di destra non dovrei avere questo diritto? Ma non voglio fare polemica: ci sono le leggi, e si applicano.

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