Riarmo Ue, Meloni cerca il compromesso nella maggioranza divisa su difesa e sicurezza

Meloni lavora a una soluzione che tenga unito il Governo sul riarmo: media tra Lega e Fi, dialoga con Usa ed Europa e punta a evitare tensioni sui dazi con Washington

Pubblicato: 17 Marzo 2025 08:20

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Giorgia Meloni si prepara al doppio appuntamento parlamentare che precede il vertice europeo di marzo, cercando di mantenere l’equilibrio tra posizioni spesso divergenti all’interno della maggioranza. La strategia in questo momento si concentra sulla definizione di una soluzione che tenga insieme le diverse anime della coalizione, garantendo al contempo continuità con la linea portata avanti nei recenti incontri internazionali.

Il dibattito si preannuncia teso, con il Governo impegnato a smussare le divergenze sulla questione della difesa comune europea e del riarmo. Per questo, nelle prossime ore, Meloni potrebbe intensificare i contatti con Matteo Salvini e Antonio Tajani, mentre i capigruppo del centrodestra lavorano a un testo che eviti spaccature e che sia pienamente condiviso da Palazzo Chigi.

Meloni, il dibattito parlamentare e la strategia del centrodestra

Domani, martedì 18 marzo, ci sarà il primo passaggio in Senato, mercoledì il secondo alla Camera. Nel frattempo, Meloni parteciperà al pranzo istituzionale con il presidente della Repubblica, per poi volare a Bruxelles, dove è attesa alla cena del gruppo Ecr.

Il dibattito parlamentare si svilupperà attorno a questioni strategiche per l’Italia: il supporto a Kiev, il peso degli Stati Uniti e di Donald Trump nelle trattative internazionali e il dossier della difesa comune europea. Tra i nodi più complessi, la decisione sull’eventuale coinvolgimento diretto del Paese in operazioni militari, tema che sarà affrontato dalla premier assieme ai due vicepremier prima dell’intervento parlamentare.

Il confronto interno alla maggioranza si fa sempre più acceso. Palazzo Chigi lavora a un testo che bilanci il sostegno al piano di Ursula von der Leyen con un apparato critico in grado di tenere unito il fronte di governo. La tenuta della coalizione dipende dalla capacità di far convergere posizioni opposte senza alimentare tensioni. Per disinnescare eventuali frizioni, la premier spingerà su una narrazione che polarizzi il dibattito contro l’opposizione, mirando al Movimento 5 Stelle e al Partito Democratico, anch’essi divisi sulla questione della difesa europea.

I distinguo nella maggioranza su difesa e sicurezza

Le divergenze sul riarmo europeo continuano a creare attriti nella maggioranza. Matteo Salvini insiste sulla necessità di rafforzare la sicurezza nazionale, evitando di vincolare l’Italia a strategie sovranazionali. Per lui, la questione centrale resta il contrasto all’immigrazione clandestina e alle minacce terroristiche.

Antonio Tajani, invece, promuove un approccio più internazionale, che garantisca all’Italia un ruolo di primo piano nelle dinamiche geopolitiche.

L’estensione dell’ordine del giorno del Consiglio Ue potrebbe consentire di relegare la questione del riarmo a un passaggio marginale, riducendo il rischio di tensioni. Giorgia Meloni cercherà di contenere le resistenze interne richiamandosi alla politica di Donald Trump e al suo approccio alla sicurezza globale.

La presidente del Consiglio, stando a quanto anticipato da Repubblica, ribadirà anche il no dell’Italia all’invio di truppe europee in Ucraina, una prospettiva che il Governo considera irrealizzabile senza il consenso di Mosca e un mandato Onu. Dietro le dichiarazioni ufficiali, però, si intravede una strategia più complessa: garantire all’Italia un ruolo attivo nelle trattative senza compromettere la tenuta della maggioranza.

L’Italia tra autonomia europea e legame con la Nato

All’interno del Governo, Forza Italia cerca di mantenere un equilibrio tra le diverse sensibilità della coalizione, evitando di rimanere schiacciata tra le spinte sovraniste della Lega e la necessità di allinearsi alle posizioni del Partito Popolare Europeo.

Meloni non intende entrare in rotta di collisione con Bruxelles, ma neanche accettare passivamente misure che possano mettere sotto pressione i conti pubblici italiani. Il Governo teme che lo scorporo delle spese per gli armamenti dal Patto di stabilità grazie alla clausola sulla difesa non basti a rassicurare i mercati. Potrebbero reagire negativamente di fronte a un aumento del debito pubblico senza adeguate coperture.

Per la presidente del Consiglio, l’asse con Washington resta un elemento chiave nella strategia di politica estera del Governo. Meloni ha in programma un viaggio negli Stati Uniti prima dell’entrata in vigore delle nuove barriere doganali il 2 aprile. L’obiettivo è ottenere un rinvio o almeno una mitigazione dei dazi che rischiano di penalizzare l’export europeo.

Se la Casa Bianca dovesse lasciare aperto qualche spiraglio, la premier cercherà di sfruttarlo per portare a casa un risultato concreto. In caso contrario, la missione sarà posticipata e avrà un focus più limitato, cercando di ottenere misure di salvaguardia per i prodotti italiani più esposti alle restrizioni commerciali.

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