Maia Sandu riconfermata presidente della Moldavia: una vittoria al fotofinish

Maia Sandu riconquista la presidenza della Moldavia in un testa a testa, con un Paese diviso tra fazioni filorusse e filo-occidentali in cerca di stabilità

Pubblicato: 4 Novembre 2024 09:09

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

A 52 anni, la presidente Maia Sandu riconquista la guida della Moldavia, sconfiggendo l’avversario Alexandr Stoianoglo, ex procuratore sostenuto da Mosca, con un margine tirato al limite: 54% contro 45%.

Ancora una volta, come già avvenuto nel recente referendum sull’Europa, i voti dei moldavi all’estero hanno giocato un ruolo decisivo. Con un’affluenza al 54,08% che ha portato alle urne 1,7 milioni di cittadini, i moldavi residenti all’estero hanno partecipato in massa, superando i 310mila votanti, un numero mai raggiunto prima, ben oltre le 240mila preferenze espresse nel primo turno.

Un Paese a metà: lo scontro tra mondi diversi

La Moldavia rimane sospesa tra due mondi, dove il volto russo e quello rumeno si confrontano con visioni opposte. Le due anime del Paese, diverse su quasi tutto, riconoscono però una difficoltà comune: la sfida che aspetta Sandu, alla guida di un Paese diviso, con un consenso che rasenta l’incertezza.

La Moldavia, il Paese più povero d’Europa, ignorato per anni, è ormai al centro di nuovi equilibri dal giorno in cui la guerra in Ucraina ha riacceso i riflettori su questa terra ai margini. L’avvicinamento della Moldavia all’Unione Europea ha solo complicato il quadro: da una parte i russofoni, che accusano i compatrioti di assecondare l’Occidente; dall’altra, gli europeisti, che vedono nelle simpatie russe una sottomissione alle logiche di Mosca. Le autorità hanno persino accusato la Russia di aver elargito milioni di euro ai cittadini di lingua russa per influenzare il voto referendario.

Giovani e anziani, ricchi e poveri: due fronti interni

Le linee di divisione non si fermano qui. A differenza dei giovani e delle fasce sociali più elevate che guardano con entusiasmo verso Bruxelles, i cittadini anziani e meno abbienti preferiscono mantenere una vicinanza con la Russia. In questa situazione, Sandu dovrà muoversi in un campo minato, tra generazioni che si immaginano un futuro diverso e classi sociali che chiedono risposte opposte.

Una strada ripida verso Bruxelles

L’adesione all’Unione Europea, nonostante le promesse, rimane per ora una meta distante e tortuosa. La data indicata del 2030, pur sembrando dietro l’angolo, appare un obiettivo ambizioso se confrontata con le attuali complessità.

Bruxelles chiede garanzie di stabilità che Chisinau non può dare: la Moldavia si trova al confine con un’Ucraina in guerra e ospita la Transnistria, una regione che si è autoproclamata indipendente. La questione dei confini è solo una delle molte pietre d’inciampo che rallentano il cammino verso l’Europa.

Moldavia e guerra: una posizione che scotta

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha trasformato la Moldavia in una piattaforma strategica per operazioni legate alla guerra. Nel Paese, le attività logistiche e la presenza di servizi di sicurezza sono aumentate, così come i conti bancari ucraini aperti e l’utilizzo di infrastrutture aeroportuali. Questa intensa attività rende ancora più complesso un avvicinamento all’Unione europea, mentre la Moldavia si afferma come un ingranaggio cruciale in un quadro geopolitico sempre più acceso.

Il dilemma dell’identità

Alla base del dilemma moldavo, resta una questione identitaria irrisolta: da un lato, una popolazione che parla russo e guarda a Mosca; dall’altro, una comunità che si identifica con la Romania e si affaccia all’Occidente.

Questo dualismo attraversa ogni aspetto della vita del Paese, dai dibattiti politici alle scelte economiche, accentuando divisioni che affondano le radici nella storia e nell’appartenenza culturale.

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