Tfr nel fondo pensione: perché conviene e quanto può aumentare l’assegno

Una proposta della Lega vuole introdurre l'obbligatorietà del Tfr nel fondo pensione: conviene davvero?

Pubblicato: 30 Agosto 2024 11:02

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Lega ha proposto di rendere obbligatoria l’assegnazione di parte del Tfr, il trattamento di fine rapporto, a un fondo pensione per integrare l’assegno previdenziale. Si tratta di una possibilità già esistente ma che pochi sfruttano, per varie ragioni legate anche a come si è evoluto il mercato del lavoro negli ultimi decenni.

Questa proposta vuole contrastare il calo del valore delle pensioni che nei prossimi anni inizierà a manifestarsi a causa della fine del regime retributivo e all’affermarsi, nella quasi totalità dei casi, di quello contributivo. Le pensioni integrative sono un’opzione per aumentare l’assegno previdenziale e mantenere un buono stile di vita, ma rinunciare a parte del Tfr può essere difficile per alcuni lavoratori.

La proposta della Lega per il Tfr e i fondi pensione

Il Carroccio ha proposto una nuova legge per obbligare i lavoratori dipendenti a investire parte del proprio Tfr nei fondi pensione, per ottenere a fine carriera una pensione integrativa.

Ad oggi circa il 30% dei lavoratori sceglie questa opzione, mentre gli altri conservano il proprio Trattamento di fine rapporto in azienda per poi farselo liquidare una volta lasciato il lavoro. L’idea del partito di Matteo Salvini ha già suscitato polemiche e dubbi di costituzionalità, dato che di fatto obbligherebbe i cittadini a utilizzare i propri soldi in un certo modo dettato dallo Stato.

Il piano della Lega è però volto a contrastare un fenomeno che sta già mostrando i primi segnali nel sistema previdenziale italiano. Varie riforme pensionistiche introdotte alla fine degli anni ’90 hanno abolito il regime retributivo, che garantiva assegni molto alti, sostituendolo con quello contributivo, che invece riduce il valore delle pensioni.

Per questa ragione molti lavoratori che andranno in pensione nel prossimo decennio dovranno accettare un netto calo del proprio stile di vita. Una soluzione a questo problema è la pensione integrativa che però, proprio a causa degli assegni previdenziali molto alti, in Italia è poco diffusa.

Investire parte del proprio Tfr in un fondo pensione è già possibile, ma lo fa solo un terzo dei lavoratori dipendenti. I fondi pensione sono veri e propri fondi di investimento, anche se presentano molte più garanzie di quelli tradizionali.

Difficilmente possono fallire e di conseguenza perdere l’interezza del denaro investito è quasi impossibile. I loro investimenti e la gestione del denaro che i clienti mettono a disposizione sono sorvegliati da un’apposita agenzia, la Covip, ma questo non riduce il rischio a zero.

Sul lungo periodo però dovrebbero aiutare a far fruttare il denaro investito, mettendo a disposizione alla fine del percorso una cifra abbastanza alta per integrare l’assegno pensionistico.

Il ruolo del Tfr nel mercato del lavoro di oggi

Uno dei principali problemi della proposta della Lega di obbligare i dipendenti a investire parte del proprio Tfr in un fondo pensione è che si basa su una concezione del Trattamento di fine rapporto che sta scomparendo.

Il ruolo di questo benefit è stato infatti per lungo tempo quello di un premio a fine carriera, spesso molto ingente, decine di migliaia di euro in media anche per chi faceva un lavoro relativamente umile. Questa concezione si basava però sulle carriere stabili e spesso svoltesi sempre in una sola azienda, caratteristiche della seconda metà del ‘900 in Italia.

Oggi il ruolo del Tfr è completamente cambiato, soprattutto a causa della frammentazione delle carriere dei lavoratori dipendenti. A causa della diffusione dei contratti a termine e del precariato è diventato sempre più difficile accumulare una cifra molto alta con il Trattamento di fine rapporto.

Al contrario, spesso questo denaro viene sfruttato come paracadute nei periodi tra un impiego a tempo determinato e l’altro. Obbligare i dipendenti a investirne anche solo una parte in un fondo pensione potrebbe voler dire ridurre l’entità di questa garanzia e aggiungere un ulteriore fattore di instabilità al precariato.

Dall’altra parte però, l’assegnazione di una porzione del Tfr a un fondo pensione aiuterebbe anche chi ha avuto una carriera precaria e discontinua a accumulare questa risorsa per il lungo periodo, contrastando al contempo l’inevitabile riduzione dell’assegno pensionistico a cui vanno incontro a causa del cambio del regime da retributivo a contributivo.

Un investimento di questo tipo può aiutare a colmare il cosiddetto divario previdenziale, la differenza tra l’entità dell’assegno pensionistico e quella del proprio stipendio.

Quanto conviene la pensione integrativa con il Tfr

La scelta di mettere parte del proprio Tfr in un fondo pensione ha dei vantaggi rispetto a quella di tenerlo in azienda, ma presenta delle peculiarità che vanno tenute presente.

Non è però sempre sicuro che investire il Tfr in un fondo pensione sia la scelta più adatta o più conveniente. Mantenerlo in azienda presenta alcune peculiarità che vanno confrontate con le opportunità messe a disposizione dai fondi pensione.

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