Caos pensioni con requisiti di età cambiati, l’Inps smentisce le dichiarazioni della Cgil

L’Inps smentisce modifiche ai requisiti pensionistici, risponde alla Cgil e rassicura: tabelle invariate, ma il dibattito politico resta acceso

Pubblicato: 10 Gennaio 2025 07:50

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

L’Inps rompe il silenzio e mette i puntini sulle i. Nessun ritocco ai requisiti pensionistici: le certificazioni restano ancorate alle tabelle attuali. La presa di posizione arriva dopo il polverone sollevato dalla Cgil, che aveva ipotizzato cambiamenti introdotti senza preavviso. Un’ondata di incertezze che ha fatto scattare l’intervento diretto dell’ente.

Inps chiude la questione e chiarisce il nodo pensioni

Con una nota serale, l’Inps mette fine alle voci. L’ente assicura che i parametri resteranno invariati, basandosi sulle tabelle attualmente pubblicate. Un messaggio rassicurante per chi temeva cambiamenti repentini, ma che non cancella del tutto le preoccupazioni sollevate dal sindacato.

La comunicazione dell’Inps arriva come un’ancora per riportare ordine nel caos mediatico, ma il tema delle pensioni rimane una questione calda, destinata a riaccendere il dibattito non solo nei prossimi mesi, ma oltre.

Le preoccupazioni della Cgil sui requisiti pensionistici

Secondo le stime del sindacato, dal 2027 si dovrebbe raggiungere un contributo minimo di 43 anni e 1 mese per la pensione anticipata, che diventerebbero 43 anni e 3 mesi dal 2029. Uno scenario che aveva creato apprensione, soprattutto tra chi si avvicina alla soglia dei requisiti.

Il tema delle pensioni, da sempre un nervo scoperto per milioni di italiani, è tornato così al centro delle discussioni, e questo ha portato alla necessità di chiarezza e trasparenza nelle comunicazioni istituzionali.

Proiezioni sull’età di vecchiaia

Il dibattito di ieri non si è fermato alle pensioni anticipate. L’aumento dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia potrebbe toccare i 67 anni e 3 mesi nel 2027, per poi spingersi a 67 anni e 5 mesi nel 2029.

Ezio Cigna, responsabile dell’Ufficio Politiche previdenziali della Cgil, ha messo sul tavolo queste cifre, evidenziando le difficoltà crescenti per chi ha carriere frammentate o contribuzioni discontinue. Uno scenario che rischia di amplificare le disuguaglianze già esistenti nel sistema.

“L’unico riferimento valido è il 25° Rapporto della Ragioneria Generale dello Stato del 2024, che non prevede aumenti per il 2027 e indica solo un mese in più per il 2029”, precisa Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil. Una posizione netta, che punta a calmare le acque. Tuttavia, il sindacato insiste sulla necessità di mantenere alta l’attenzione, in modo da evitare sorprese future, fermo restando che siamo oltre la media Ue dell’età pensionabile, ferma a 64,4 anni per gli uomini e a 63,4 per le donne.

Le reazioni politiche

La nota della Cgil aveva scatenato un polverone anche nei corridoi della politica. “Il governo Meloni, quello dell’aboliremo la Fornero, aumenta i requisiti e quindi il periodo di lavoro per poter accedere alla pensione”, ha scritto sui social l’ex ministro del Lavoro ed esponente Pd Andrea Orlando.

“Una truffa organizzata”, aveva rincarato Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, aggiungendo: “La ministra del Lavoro venga in Parlamento”.

Anche Franco Mari, capogruppo di Avs nella commissione Lavoro della Camera, ha chiesto chiarimenti urgenti: “Il Governo spieghi immediatamente come sia potuta accadere una cosa così grave. La modifica unilaterale dei requisiti pensionistici operata dall’Inps è fuori dal mondo: è stata chiesta dal Governo? E perché tutto è stato fatto senza trasparenza? Qui siamo di fronte al Paese reale, non a quello raccontato dalle fiabe di Giorgia Meloni. Sono in gioco diritti e vite di milioni di persone”. Insomma, giù le mani dalle pensioni, se mai riuscissimo ad arrivarci.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963