Mentre una riforma organica del sistema pensionistico e le ipotesi di flessibilità in uscita sono state momentaneamente accantonate per mancanza di coperture, il governo sta ancora lavorando sulla prospettiva di consentire almeno alle donne un’uscita anticipata con relativa decurtazione dell’assegno pensionistico, prospettiva detta ‘sconto donna’. In sostanza, nel 2016 le done potrebbero andare in pensione a 62/63 anni (anziché a 66) se dispongono di 35 anni di contributi previdenziali pagati (una sorta di quota 97/98). Gli assegni subirebbero una penalizzazione di circa tre punti l’anno, arrivando a essere tagliati complessivamente di circa il 10%. In questo modo la flessibilità (l’uscita dal mondo del lavoro prima del tempo indicato dalla legge Fornero) sarebbe a costo zero o quasi per il Tesoro, e Renzi e Padoan troverebbero la quadra dopo le recenti differenze di opinione sulla flessibilità. Se infatti ci sono i margini per lavorare sullo ‘sconto donna’, appare decisamente più complesso applicare il principio all’intero settore del lavoro dipendente.
Poletti
“Stiamo lavorando sulle riforma delle pensioni. Sappiamo che c’è un aspetto da risolvere legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla Legge Fornero”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a Modena. “In questo momento stiamo valutando opzioni e punti di equilibrio assieme al ministro dell’Economia Padoan“.
Tempistica
I dossier erano aperti con l’obiettivo di studiare una soluzione da introdurre entro fine anno. Si lavora per portare le misure già al varo della prossima legge di Stabilità. I tempi però sono strettissimi. Servono simulazioni e calcoli precisi. Così non è escluso che le novità possano essere introdotte con un emendamento nel corso del’iter della manovra.