Mentre l’esecutivo prosegue gli incontri nella terza giornata degli Stati Generali dell’Economia fortemente voluti dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per il rilancio del Paese, messo economicamente ko dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, torna bollente e di strettissima attualità il tema delle pensioni, con i Sindacati che promettono battaglia.
Si parte (tanto per cambiare) da una cattiva notizia: assegni pensionistici più leggeri dal 1° gennaio 2021 secondo quanto ha stabilito il decreto ministeriale del ministero del Lavoro datato 1 giugno e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147 dell’11 giugno sulla revisione triennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. In soldoni, con l’anno nuovo – quindi, è bene specificare che non sono interessati i soggetti già pensionati, nonché coloro che accederanno alla pensione il 1° dicembre 2020 – i coefficienti di trasformazione eroderanno il montante contributivo per chi andrà in pensione.
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In linea alla riforma Dini, il montante contributivo accumulato dal 1996 in poi è soggetto a rivalutazione media quinquennale legata all’andamento del PIL. Dal 2012, viene aggiornato ogni tre anni e il prossimo aggiornamento è previsto a partire dal prossimo anno quando verrà recepita anche la variazione del PIL negativo. Tanto per avere un’idea, secondo alcuni calcoli, a causa dei coefficienti di trasformazione, l’assegno annuo ricevuto dai neopensionati dal 2009 a oggi è calato di circa 900 euro. Ossia, circa 75 euro al mese.
Riforma
C’è poi il rebus Quota 100 che si avvia al capolinea, oggetto di discussioni già da prima della pandemia. Per il “papà” della misura Salvini, Quota 100 pensioni è stata un successo che ha spinto sulla riforma del pensionamento anticipato ai tempi del governo Lega-M5S e che, anche una volta passato tra i banchi dell’opposizione, ha continuato a difendere questa formula a spada tratta tutte le volte che sono state sollevate critiche. “Grazie a Quota 100 sono già 300mila gli italiani che hanno fruito della possibilità di andare in libertà e centinaia di migliaia di giovani hanno iniziato a lavorare”, ha rivendicato il leader della Lega in una diretta facebook.
Cosa accadrà?
Sono in tanti a chiedersi cosa succederà nel 2021 e, al momento, la discussione tra governo e sindacati è aperta per una partita tutta da giocare. Al vaglio ci sarebbe ‘ipotesi di innalzare l’età pensionabile che però scatenerebbe le proteste delle parti sociali che la considerano “troppo penalizzante per i lavoratori”.
Si pensa anche a un sistema pensionistico che si appoggi anche sui fondi pensioni, con agevolazioni a carico dello Stato. In tema di riforma pensioni, interessante il contributo del segretario confederale della Uil, Domenico Proietti nell’audizione presso la Commissione Lavoro del Senato per il quale urge introdurre una flessibilità “intorno a 62 anni”.