Nell’ambito dei colloqui tecnici preliminari alla Riforma Previdenziale, rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, insieme alle federazioni dei pensionati, hanno tenuto un incontro con il Governo ieri. È emerso che quanto stabilito nella Legge di Bilancio 2020 non ha pienamente soddisfatto le aspettative dei sindacati. Pertanto, in vista della prossima Manovra Finanziaria, le organizzazioni sindacali hanno sollecitato l’Esecutivo affinché si impegni a garantire maggiori tutele ai pensionati. Questo richiamo evidenzia la necessità di rivedere e potenziare le politiche previdenziali per assicurare un sostegno adeguato agli anziani e rispondere alle esigenze del sistema pensionistico. La richiesta dei sindacati riflette una preoccupazione diffusa riguardo alla sicurezza economica e al benessere degli attuali e futuri pensionati e sottolinea l’importanza di una visione equilibrata e inclusiva nella formulazione delle politiche pubbliche in materia previdenziale.
Inoltre rappresenta un’opportunità per il Governo di adottare misure concrete volte a migliorare la qualità della vita dei pensionati. Tra le possibili azioni, potrebbero essere valutati aumenti delle pensioni in linea con l’inflazione, l’implementazione di politiche per contrastare la povertà tra gli anziani e la promozione di programmi di assistenza sociale e sanitaria. Inoltre, sarebbe auspicabile un dialogo continuo e costruttivo tra il governo, i sindacati e le organizzazioni dei pensionati per individuare soluzioni efficaci e sostenibili a lungo termine.
Pensioni: le proposte al vaglio del Governo
Una delle prime richieste avanzate dai sindacati ai rappresentanti del Governo e del Ministero del Lavoro è stata quella relativa alle risorse a disposizione. Quanto verrà investito nella riforma previdenziale il prossimo anno? E quali saranno le risorse che verranno impegnate in futuro per tutelare i destinatari degli assegni pensionistici? Le richieste di cui le federazioni si sono fatti portavoce alla riunione riguardano nello specifico:
- riduzione della pressione fiscale sugli assegni pensionistici;
- aumento importi e Quattordicesima (ampliando anche la platea dei beneficiari);
- indicizzazione piena delle pensioni rispetto all’inflazione (almeno per gli assegni fino a sette volte il minimo, pari a circa 3.600 euro lordi al mese).
Queste le proposte avanzante, che l’Esecutivo ha ascoltato e si è ripromesso di valutare.
Pensioni in aumento grazie al sistema delle detrazioni e la rivalutazione piena
Un aumento degli assegni pensionistici sarebbe possibile grazie al riconoscimento di una serie di detrazioni a tutte quelle categorie che fino ad ora sono state escluse da tali sconti (come gli incapienti che non ne possono usufruire). Per quelli che invece già ne beneficiano, si dovrebbe procedere con una revisione delle stesse che, tenendo conto degli anni di contribuzione vantati e degli importi percepiti, si traduca in un aumento degli importi.
Da qui, quindi, la richiesta di ampliare la platea dei beneficiari della Quattordicesima (la mensilità aggiuntiva per chi ha almeno 64 anni e pensioni inferiori a due volte il minimo, ovvero a circa 1.030 euro mensili), rivedendo i requisiti che permettono oggi di ottenerla. È stato proposto, inoltre, di aumentare gli importi della stessa, che adesso possono variare da un minimo di 336 euro a massimo 655 euro a seconda dei casi.
Tra le richieste di aumento degli importi mensili e della Quattordicesima, emerge anche quella relativa alla piena rivalutazione delle pensioni tramite il ripristino della legge 388/2000. Sebbene il ripristino fosse inizialmente previsto per il 2022, si prospetta la possibilità di anticiparlo al 2021. Tale anticipo consentirebbe di beneficiare di meccanismi di indicizzazione più favorevoli rispetto a quelli attualmente in vigore, migliorando così il potere d’acquisto dei pensionati.