Pensione di vecchiaia, in Italia i requisiti più alti della Ue

Anche nel biennio 2021-2022, il requisito per l’accesso alla pensione di vecchiaia resta fissato a 67 anni, tra i più alti in Europa

Pubblicato: 31 Gennaio 2020 10:57

Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

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Dal primo gennaio 2020 e per il biennio 2021-2022 il requisito per l’accesso alla pensione di vecchiaia resta fissato a 67 anni, tra i più alti in Europa.

Per i lavoratori italiani, dunque, l’età pensionabile nel 2020 è fra le più alte della Ue. Una discrepanza di cui ha parlato anche Marcello Pacifico, Presidente del sindacato della scuola Anief, chiedendo “di non allontanarci dall’Europa, ovvero una pensione in media sui 63 anni a fronte dei nostri dipendenti pubblici che al pensionamento ci arrivano a 67 anni. Non capiamo per quale motivo i dipendenti pubblici devono essere penalizzati rispetto ai loro colleghi europei”.

Pensioni, il confronto Italia- Europa

Come riporta il sito delle piccole e medie imprese pmi.it, in materia di pensione di vecchiaia l’Italia richiede i requisiti più alti tra i paesi europei.

Pensioni, Fmi chiede maggior flessibilità

Il Fondo Monetario Internazionale apre per la prima volta alle pensioni anticipate in Italia, purché con assegni più leggeri legati ai contributi versati. Lo si legge nell’ultima analisi dedicata alle politiche del nostro paese. Il Fmi sottolinea come la Penisola, negli ultimi anni, abbia fatto più della maggior parte dei paesi in materia di riforma pensioni, centrando l’obiettivo di generare risparmi sul lungo periodo. Il riferimento è alla Riforma Fornero del 2011, e a tutte le norme che ne sono seguite.
Il Fmi continua a essere negativo su Quota 100, salutando con favore la fine della sperimentazione (prevista il 31 dicembre 2021). Il problema secondo l’organismo internazionale è quello di preservare la spesa pensionistica nei prossimi decenni, con misure che garantiscono l’equità ma anche la sostenibilità del sistema.

Pensioni, dal sindacato scuola la proposta di abbassare l’età pensionabile

La prima proposta è dunque quella di abbassare l’età pensionabile. Per il personale della scuola, poi, bisognerà seguire attentamente la commissione sui lavori gravosi e a rischio burn-out, che si insedierà a breve, per “valutare lo stress da lavoro nel campo della didattica e più in generale nel campo della scuola, a carico sia del personale docente che del personale ATA“. Pacifico parla della previsione di “apposite finestre” che possano agevolare il pensionamento già a partire dai 60 anni d’età e di una “maggiore flessibilità”, magari equiparando i requisiti del personale della scuola a quello, per esempio, delle forze armate e della polizia. Il Presidente di Anief ha ricordato che, in Italia, “la maggior parte degli insegnanti è over 50, la categoria più vecchia al mondo e quindi abbiamo bisogno di un ricambio generazionale, oltre a tutelare la salute nei luoghi di lavoro”.

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