In tanti lo sanno, qualcuno lo sussurra a voce bassa ma nessuno lo dice con chiarezza. Eppure, i numeri parlano chiaro: c’è una fetta (più o meno) consistente delle frodi fiscali italiani che si consuma nei versamenti che l’Inps eroga per i pensionati residenti all’estero.
Assegni e pagamenti finiscono nelle tasche di chi, in qualità di erede più o meno diretto, spesso non ne avrebbe diritto ma che continua comunque a incassare cifre importanti anche dopo la morte del beneficiario, raggirando il sistema dei controlli. Una situazione molto più diffusa di quanto si possa immaginare.
Quanto pesano le pensioni estere per le casse dello Stato italiano
Sgomberiamo subito il campo da possibili equivoci: c’è una stragrande maggioranza di pensionati che vive al di fuori del nostro Paese e che, in tutta liceità, percepisce un assegno previdenziale regolarmente erogato dagli uffici dell’istituto nazionale che si occupa di pensioni. Secondo gli ultimi dati relativi all’anno solare 2022 parliamo di circa 317mila assegni pagati dallo Stato e inviati in circa 165 paesi differenti.
Numeri che rappresentano il 2,4% del totale delle pensioni erogate dall’Inps, per un importo complessivo che si aggira appena oltre 1,4 miliardi di euro. Tra quelle inviate all’estero, le pensioni che comunque vengono recepite (e, di conseguenza, spese) sul territorio europeo sono il 56%, con una netta prevalenza di somme inviate in Albania, in Portogallo, in Spagna e in Grecia.
L’Inps avvia una fase capillare di controlli per trovare i falsi pensionati all’estero
Ora succede che, ormai da diversi mesi, l’Inps abbia deciso di inasprire i controlli e le verifiche per stanare gli appartenenti ad una categoria divenuta ormai celebre all’opinione pubblica, ossia quella dei falsi pensionati all’estero. Come ha scelto di farlo? Inviando a tutti i potenziali percettori una richiesta di attestazione tramite Citibank NA, l’istituto bancario che si occuperà di spedire i relativi moduli e di incrociare i dati una volta recuperati i documenti firmati e compilati in ogni loro parte.
Questa fase di accertamento voluta dal nostro istituto di previdenza nazionale interesserà tutti i cittadini italiani residenti in Unione europea, nel continente africano e in Oceania, mentre è in corso di perfezionamento il procedimento che interessa l’Asia e le tre aree del continente americano. Inoltre, sono esclusi dalle verifiche coloro che abitano nei Paesi scandinavi e negli stati dell’est Europa, già oggetto di una precedente fase di accertamento.
Come rispondere all’accertamento dell’Inps per mantenere la pensione all’estero
Nessun problema, chiaramente, per chi presenterà a Citibank NA il certificato di esistenza in vita, anche tramite l’intervento di patronati o associazioni di categoria, purché contenga anche la controfirma di un testimone ritenuto credibile, ossia da un rappresentante di un’Ambasciata o di un Consolato Italiano o da un’Autorità locale abilitata ad avallare la sottoscrizione dell’attestazione.
Per chi invece non risponderà alla richiesta (o, banalmente, smetterà di presentarsi per incassare la pensione), scatterà il blocco dell’erogazione, in modo da evitare che i beneficiari dell’assegno diventino eventuali eredi della persona intestataria.