I tassi dei mutui in Italia sono tra i più convenienti di tutta Europa

Italia tra i Paesi europei con i tassi mutui più bassi: il confronto con gli altri Paesi dell'Unione Europea, impatti sulle famiglie e trend 2025 tra fisso e variabile

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

L’allentamento dei tassi deciso dalla Banca Centrale Europea tra il 2024 e il 2025 ha avuto effetti rilevanti sul costo dei mutui in tutta l’area europea. La riduzione del costo del denaro ha alleggerito in modo significativo i finanziamenti immobiliari, anche se con differenze marcate tra Paesi. L’Italia rientra oggi tra i mercati più favorevoli, risultando uno di quelli con i tassi medi più bassi rispetto a molti altri Stati membri.

Secondo i dati dell’European Mortgage Federation, relativi al secondo trimestre del 2025, il tasso medio sui mutui in Italia si è attestato al 3,19%. Un livello che colloca il nostro Paese tra quelli più competitivi, soprattutto se confrontato con i valori registrati in diverse economie dell’Europa centrale e orientale, dove i costi risultano ancora sensibilmente più elevati.

Il confronto europeo, dove i mutui costano di più

Tra i Paesi analizzati, la Polonia presenta uno dei tassi medi più alti: nel secondo trimestre dell’anno il valore ha raggiunto il 6,95%. Seguono l’Ungheria, con una media del 6,69%, e la Romania, dove i mutui si attestano al 5,81%. Si tratta di differenze significative rispetto all’Italia, che riflettono condizioni economiche e dinamiche di mercato meno favorevoli. Condizioni leggermente migliori, pur sempre superiori ai valori italiani, si registrano nella Repubblica Ceca (4,68%) e nel Regno Unito (4,43%), dove il differenziale rispetto al mercato italiano supera i 120 punti base. Anche Paesi come Germania, Irlanda, Olanda e Portogallo mostrano tassi medi leggermente più elevati, compresi tra il 3,39% e il 3,67%.

Sono invece molto vicini all’Italia i mercati di Francia e Belgio, dove i tassi medi si attestano rispettivamente al 3,11% e al 3,08%. L’unico Paese europeo considerato che mostra condizioni più favorevoli delle nostre è la Spagna, dove il tasso medio è sceso al 2,72%, rimanendo sotto la soglia del 3%.

Cosa cambia per le famiglie italiane

Il calo generale dei tassi ha un impatto diretto sulle famiglie che intendono acquistare o rinegoziare un finanziamento. Una simulazione elaborata da MutuiOnline indica che i mutui a 20 e 30 anni a tasso variabile si attestano oggi su una media del 2,68%, in forte calo rispetto al 4,04% registrato a novembre 2024. Per un mutuo ventennale da 180 mila euro, il risparmio è significativo: rispetto allo scorso anno, la rata scende da 1.095 a 970 euro, con una riduzione di 125 euro mensili e un risparmio complessivo di quasi 30 mila euro sulla durata totale del finanziamento. Anche confrontando i valori con quelli di inizio 2025, quando il Tan medio era al 3,71% per una rata di 1.063 euro, il risparmio mensile è di circa 93 euro.

Per i mutui a tasso fisso, il quadro è più stabile. Dopo un minimo toccato a marzo (2,82%), i tassi hanno registrato un lieve rialzo durante l’estate, arrivando a un Tan medio del 3,27%. Sul finanziamento considerato, la rata mensile è oggi pari a 1.023 euro, circa 53 euro in più rispetto al variabile. Sull’intera durata, la differenza di costo tra le due opzioni è di circa 12.700 euro.

Le scelte degli italiani: il predominio del fisso

Nonostante i vantaggi del tasso variabile, la preferenza degli italiani continua a orientarsi sul fisso. Secondo le rilevazioni del Gruppo Tecnocasa, nel secondo semestre 2025, il 94% dei sottoscrittori ha scelto un mutuo a tasso fisso. La quota dei mutui variabili e di quelli variabili con cap è calata in modo significativo, mentre cresce l’interesse verso i mutui a tasso misto. La durata media dei finanziamenti mostra un lieve aumento, passando dai 26,6 anni del 2024 ai 26,8 anni del 2025. Oltre l’80% dei mutui si colloca in un intervallo tra i 21 e i 30 anni, confermando la tendenza delle famiglie italiane ad allungare il periodo di rimborso per alleggerire l’impatto delle rate. L’importo medio erogato è salito a 127.234 euro, in aumento rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

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