Per la prima volta in Germania il carrello di chi fa la spesa vegana costa meno rispetto all’equivalente composto da prodotti di origine animale. Una recente indagine della ProVeg International e pubblicata sul sito Vegconomist rileva che la spesa vegana media è oggi costa il 16% in meno rispetto all’equivalente animale. E qual è la situazione in Italia? Non esiste al momento un’indagine equivalente a quella tedesca. Tuttavia, alcuni studi e dati ci permettono di fare un’idea.
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I prodotti vegani che costano meno
L’indagine ha confrontato prodotti alternativi vegetali venduti in Germania (salumi veg, burger plant-based, latte vegetale, formaggi vegetali) con i corrispondenti tradizionali animali, sia nei supermercati che nei discount. E in vari casi le versioni vegetali costano meno o uguali rispetto a quelle animali.
In particolare, le alternative a salumi e formaggi (sliced cheese, cold cuts vegetali) nei discount mostrano prezzi inferiori rispetto a quelle animali. I burger vegani e le bevande vegetali (le alternative al latte), in tutte le realtà considerate, costano meno o ugualmente rispetto a quelle animali.
Rimangono però alcune eccezioni. Ad esempio i bastoncini di pesce vegetali e le creme da cucina vegetali sono ancora più care. Probabilmente anche perché meno richiesti dai consumatori. Infatti, una delle cause di questa tendenza al ribasso è sicuramente l’aumento della domanda di prodotti vegetali, che ha portato aziende e retailer a investire e produrre in scala, riducendo costi unitari.
Le implicazioni economiche
In un contesto in cui i prezzi degli alimenti tradizionali aumentano a causa dell’inflazione e aumenta il prezzo della carne anche per altri fattori legati alla salute del mercato, le alternative vegetali, grazie anche a politiche di prezzo aggressive, diventano un’opzione di risparmio rilevante.
Per le famiglie, specialmente in un periodo di costi elevati e incertezza economica, si fa sempre più strada la possibilità di risparmiare scegliendo alimenti vegetali. Se un paniere vegano costa il 16% in meno (come in Germania) rispetto a quello animali, la dieta più sostenibile non è solo una questione etica o ambientale, diventa anche una scelta economica.
Inoltre, la visibilità della strategia delle catene discount e il fatto che i prezzi siano accessibili contribuiscono a rendere il modello veg più integrato, più parte del mainstream e non solo di una nicchia.
Qual è la situazione in Italia
Il report di Good Food Institute Europe segnala che in Italia, nel 2024, il mercato retail delle cinque categorie chiave (carne vegetale, latte vegetale, formaggi, yogurt e crema vegetali) ha raggiunto i 639 milioni di euro, con una crescita del 7,6% rispetto al 2023.
Tuttavia, un’altra indagine (An in-depth look at attitudes towards plant-based eating, pubblicata dall’organizzazione ProVeg) mostra che in Italia il 35% dei consumatori considera “troppo care” le alternative vegetali e, per questo motivo, non le sceglie.
Il nuovo trend di mercato e dei prezzi registrato in Germania, quindi, potrebbe non essere un caso isolato. Se infatti la domanda per prodotti vegetali cresce, è plausibile che anche in Italia si arrivi presto a una parità di prezzo, o persino a un vantaggio economico per il carrello vegano.
Il processo è già in corso. I grandi retailer italiani (da Esselunga a Coop, da Conad a Lidl) stanno ampliando le proprie linee green e plant-based, spesso con prezzi sempre più accessibili e promozioni dedicate.
A confermarlo i dati del comparto private label, cioè dai prodotti a marchio del distributore, che oggi coprono la quota più consistente delle vendite nel settore alimentare. Nel nostro Paese, secondo i dati NielsenIQ 2025, le linee vegetali dei principali supermercati hanno registrato un incremento medio delle vendite del 12% su base annua, con prezzi medi inferiori fino al 15% rispetto ai brand specializzati.
Ma anche i produttori storici stanno adattando la propria offerta. Barilla, Granarolo, Valsoia, Alpro e altre aziende italiane hanno ampliato la gamma di prodotti vegetali, dai burger di legumi ai formaggi fermentati a base di soia o avena, riducendo i listini e introducendo formati “famiglia” o multipack, per rendere le alternative vegetali più competitive.