La spesa vegana è più economica, costa meno di quella di carne e pesce in Germania

In Germania il cibo vegano costa il 16% in meno rispetto ai prodotti animali. Ma qual è il trend in Italia?

Pubblicato:

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Per la prima volta in Germania il carrello di chi fa la spesa vegana costa meno rispetto all’equivalente composto da prodotti di origine animale. Una recente indagine della ProVeg International e pubblicata sul sito Vegconomist rileva che la spesa vegana media è oggi costa il 16% in meno rispetto all’equivalente animale. E qual è la situazione in Italia? Non esiste al momento un’indagine equivalente a quella tedesca. Tuttavia, alcuni studi e dati ci permettono di fare un’idea.

I prodotti vegani che costano meno

L’indagine ha confrontato prodotti alternativi vegetali venduti in Germania (salumi veg, burger plant-based, latte vegetale, formaggi vegetali) con i corrispondenti tradizionali animali, sia nei supermercati che nei discount. E in vari casi le versioni vegetali costano meno o uguali rispetto a quelle animali.

In particolare, le alternative a salumi e formaggi (sliced cheese, cold cuts vegetali) nei discount mostrano prezzi inferiori rispetto a quelle animali. I burger vegani e le bevande vegetali (le alternative al latte), in tutte le realtà considerate, costano meno o ugualmente rispetto a quelle animali.

Rimangono però alcune eccezioni. Ad esempio i bastoncini di pesce vegetali e le creme da cucina vegetali sono ancora più care. Probabilmente anche perché meno richiesti dai consumatori. Infatti, una delle cause di questa tendenza al ribasso è sicuramente l’aumento della domanda di prodotti vegetali, che ha portato aziende e retailer a investire e produrre in scala, riducendo costi unitari.

Le implicazioni economiche

In un contesto in cui i prezzi degli alimenti tradizionali aumentano a causa dell’inflazione e aumenta il prezzo della carne anche per altri fattori legati alla salute del mercato, le alternative vegetali,  grazie anche a politiche di prezzo aggressive, diventano un’opzione di risparmio rilevante.

Per le famiglie, specialmente in un periodo di costi elevati e incertezza economica, si fa sempre più strada la possibilità di risparmiare scegliendo alimenti vegetali. Se un paniere vegano costa il 16% in meno (come in Germania) rispetto a quello animali, la dieta più sostenibile non è solo una questione etica o ambientale, diventa anche una scelta economica.

Inoltre, la visibilità della strategia delle catene discount e il fatto che i prezzi siano accessibili contribuiscono a rendere il modello veg più integrato, più parte del mainstream e non solo di una nicchia.

Qual è la situazione in Italia

Il report di Good Food Institute Europe segnala che in Italia, nel 2024, il mercato retail delle cinque categorie chiave (carne vegetale, latte vegetale, formaggi, yogurt e crema vegetali) ha raggiunto i 639 milioni di euro, con una crescita del 7,6% rispetto al 2023.

Tuttavia, un’altra indagine (An in-depth look at attitudes towards plant-based eating, pubblicata dall’organizzazione ProVeg) mostra che in Italia il 35% dei consumatori considera “troppo care” le alternative vegetali e, per questo motivo, non le sceglie.

Il nuovo trend di mercato e dei prezzi registrato in Germania, quindi, potrebbe non essere un caso isolato. Se infatti la domanda per prodotti vegetali cresce, è plausibile che anche in Italia si arrivi presto a una parità di prezzo, o persino a un vantaggio economico per il carrello vegano.

Il processo è già in corso. I grandi retailer italiani (da Esselunga a Coop, da Conad a Lidl) stanno ampliando le proprie linee green e plant-based, spesso con prezzi sempre più accessibili e promozioni dedicate.

A confermarlo i dati del comparto private label, cioè dai prodotti a marchio del distributore, che oggi coprono la quota più consistente delle vendite nel settore alimentare.  Nel nostro Paese, secondo i dati NielsenIQ 2025, le linee vegetali dei principali supermercati hanno registrato un incremento medio delle vendite del 12% su base annua, con prezzi medi inferiori fino al 15% rispetto ai brand specializzati.

Ma anche i produttori storici stanno adattando la propria offerta. Barilla, Granarolo, Valsoia, Alpro e altre aziende italiane hanno ampliato la gamma di prodotti vegetali, dai burger di legumi ai formaggi fermentati a base di soia o avena,  riducendo i listini e introducendo formati “famiglia” o multipack, per rendere le alternative vegetali più competitive.

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