Inflazione alimentare: l’aumento non si ferma, ma rallenta al 3,1%

Inflazione alimentare in Italia: rallentamento al +3,1% a settembre 2025, ma i prezzi restano alti. Da cosa è spinta la crescita e cosa costa di più

Pubblicato:

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

A settembre 2025, secondo i dati pubblicati da Istat il 16 ottobre, l’inflazione alimentare in Italia rallenta al +3,1% su base annua, in calo rispetto al +3,4% di agosto. È un rallentamento significativo, che indica una graduale stabilizzazione dopo mesi di tensioni sui prezzi, ma non ancora un ritorno alla normalità. I prezzi dei generi alimentari continuano a crescere e a incidere in modo sensibile sui bilanci delle famiglie.

L’inflazione alimentare pesa meno, ma si sente ancora

Il dato del +3,1% fotografa l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, la categoria che rappresenta la spesa più frequente e inevitabile per i cittadini. Sebbene la variazione sia più contenuta rispetto ai picchi del 2023, quando l’inflazione alimentare superava il 10%, il livello dei prezzi resta alto.

Non si tratta di una riduzione dei costi, ma solo di un rallentamento nella loro crescita. Un litro di latte, una pagnotta di pane o un chilo di verdura fresca continuano a costare più che un anno fa, ma aumentano meno velocemente.

Questo perché la frenata dell’inflazione alimentare riflette due movimenti opposti: da un lato, la riduzione dei prezzi dei prodotti alimentari lavorati (–0,5% su base mensile), dall’altro, la persistente crescita dei prezzi dei prodotti freschi o “non lavorati”, che salgono del +0,6% mensile e del +4,8% su base annua. Questa dinamica doppia, con alimenti freschi ancora in crescita e prodotti confezionati in lieve calo, spiega perché il carrello della spesa non si alleggerisca realmente.

Cosa costa di più oggi e perché

Il cuore dell’inflazione alimentare resta la componente non lavorata, ossia quella che include frutta, verdura, carne e pesce freschi. A settembre, questi prodotti hanno registrato un incremento del +4,8% su base annua, in rallentamento rispetto al +5,6% di agosto ma comunque superiore alla media generale dei prezzi (+1,6%).

Dietro questo dato c’è sicuramente un andamento climatico anomalo. L’estate 2025 è stata caratterizzata da temperature elevate e periodi di siccità alternati a forti precipitazioni, che hanno ridotto la disponibilità di prodotti ortofrutticoli, in particolare nel Centro-Sud. Minore offerta significa prezzi più alti al dettaglio. Inoltre, nonostante il rallentamento dei costi energetici, agricoltura e allevamenti continuano a subire gli effetti del rincaro dei fertilizzanti, dei mangimi e del trasporto. Questi costi, inevitabilmente, si riflettono sui prezzi finali.

Infine, in alcuni segmenti della filiera, in particolare nella grande distribuzione e nella logistica, permangono dinamiche di prezzo rigide, che impediscono ai cali delle materie prime di tradursi immediatamente in sconti per i consumatori.

Si mostra invece un’evoluzione più stabile per prodotti come:

Si parla dei cosiddetti lavorati e ciò avviene grazie anche alla normalizzazione dei prezzi internazionali del grano, dell’olio di semi e dello zucchero. Tuttavia, la domanda resta sostenuta e i prezzi non sono ancora tornati ai livelli pre-crisi.

Come cambiano i consumi

Le analisi dell’Istat mostrano che l’inflazione alimentare colpisce in modo più forte i consumi delle famiglie a basso reddito, che destinano una quota più alta della propria spesa ai beni di prima necessità. Nello stesso periodo, le famiglie con spesa più elevata hanno registrato aumenti leggermente superiori (+1,8%), ma il loro potere d’acquisto consente un assorbimento più agevole.

Molti consumatori stanno adottando strategie di risparmio più rigide, spostandosi verso marchi discount, privilegiando i prodotti a lunga conservazione e riducendo l’acquisto di carne o pesce fresco. Secondo varie analisi di mercato, cresce anche la tendenza a fare la spesa più spesso, ma con scontrini medi più bassi, segno di una cauta gestione delle risorse.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963