Unipol dice basta allo smart working, dal 2025 (quasi) tutti in ufficio

In corso una discussione con le sigle sindacali, che spingono per il lavoro da remoto ma hanno ottenuto una proposta sulla settimana corta

Pubblicato: 12 Dicembre 2024 13:41

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Lo smart working doveva rappresentare la nuova realtà all’interno di numerose aziende italiane. La verità, però, è che molti passi indietro sono stati compiuti su questo fronte. Lo dimostra la decisione di Unipol, che pone fine alla sperimentazione del lavoro da remoto, limitato ai call center. Dal 2025 si torna dunque in ufficio, anche se con l’opzione della settimana corta.

Stop smart working nel 2025

Unipol ha inviato una comunicazione ai propri lavoratori, evidenziando un aspetto cardine del “piano industriale 2025-2027”. Si tratta di un nuovo modello organizzativo, definitivo innovativo. Attenzione rivolta alla settimana corta ma in ufficio. Il lavoro da remoto è stato inteso come una sperimentazione e nient’altro, dunque.

Il confronto con le sigle sindacali ha generato un certo stupore. Fna, Cgil, Fisac, Uilca, First Cisl e Snfia erano pronte a discutere 8 giorni di lavoro da remoto al mese, secondo il mandato ricevuto dai lavoratori. Una miglioria al processo avviato in precedenza, che prevedeva 4 giornate mensili. Un passo indietro quasi totale, dunque, con l’eccezione rappresentata soltanto dai dipendenti impegnati nei call center.

Le prime indicazioni che giungono dalle assemblee sono in favore del lavoro da remoto. I sindacati stanno lavorando attualmente a un referendum con due ipotesi di domanda, al fine d’avere un’idea chiara e incontrovertibile del pensiero dei dipendenti:

Rispondere “sì” alla prima domanda porta a un negoziato, sulla base della proposta dell’azienda, mirando magari a delineare dei contorni aderenti maggiormente alle necessità dei lavoratori. Rispondere “sì” alla seconda domanda, invece, conduce a una mobilitazione e, dunque, a uno scontro con la dirigenza.

Al di là di quello che sarà l’esito, la fine della sperimentazione il 31 dicembre 2024 si traduce in un rientro obbligato in sede, cinque giorni su cinque, a partire dal 2025 (salvo i call center). Di settimana corta occorre infatti ancora discutere, il che vuol dire che, almeno per gennaio (e non solo, probabilmente), non potrà applicarsi nessuna modifica in tal senso.

La proposta di Unipol

Quanto messo sul tavolo da Unipol nella trattativa con i sindacati è qualcosa che va in controtendenza rispetto alle altre grandi compagnie assicurative. La linea generale, infatti, sembra essere quella di puntare sullo smart working.

Il fatto che il lavoro da remoto rappresenti il futuro di certi ambiti, però, non è una visione tanto condivisa come si potrebbe pensare. L’esempio più facile da riportare è quello di Amazon che, sorprendentemente, ha optato per una vera e propria “inversione a U” in tal senso.

Ma cosa prevede la proposta di settimana corta? Nello specifico la distribuzione della mole di lavoro sarebbe su 4 giorni, caratterizzati da 9 ore di impiego quotidiano. L’adesione sarebbe su base volontaria, per un totale di 36 ore totali invece delle attuali 37. Il risultato? Un giorno in meno di presenza in ufficio a settimana, il che garantirebbe una migliore gestione lavoro-vita privata (non quanto essere in smart). Conti alla mano, si parla di 1 ora a settimana in meno, ovvero 4 ore al mese, 36 ore all’anno e, in toto, 5 giorni liberi extra in 12 mesi.

Ovviamente a parità di benefit, welfare e stipendio, con due modelli proposti:

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