Specialmente nei palazzi più grandi, i proprietari degli appartamenti potrebbero chiedersi se il condominio sia considerabile un datore di lavoro e, per questo, se sia tenuto a pagare il trattamento di fine rapporto, in breve Tfr, ai propri eventuali dipendenti. La risposta è positiva ed è opportuno capirne i vari risvolti perché, anche se il condominio non ha – come si dice in gergo – piena personalità giuridica, quando si trova ad assumere personale deve rispettare gli obblighi previsti dalla legge per i datori di lavoro, compreso quello dell’accantonamento del Tfr.
Capire come funzionano le regole in materia permetterà ai condomini e all’amministratore di gestire correttamente le risorse del palazzo, evitando possibili beghe legali e garantendo i diritti dei dipendenti. Ecco che cosa sapere.
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Il condominio è un datore di lavoro e ha precisi doveri di legge
Un condominio può mettere sotto contratto vari dipendenti, al fine di gestire le esigenze comuni. Si pensi ad es. agli addetti alle pulizie, ai portieri o ai manutentori. Ebbene, affinché queste persone diventino a tutti gli effetti dipendenti del palazzo, vanno rispettate due condizioni di validità dell’assunzione:
- l’ok dell’assemblea condominiale, con delibera assunta con il voto della maggioranza dei partecipanti che rappresentino almeno la metà del valore totale dell’edificio (maggioranza qualificata);
- la successiva stipula del contratto di lavoro tra amministratore e singolo dipendente.
In buona sostanza, quando ci sono lavoratori al servizio del condominio e delle sue necessità, è l’amministratore a rivestire la responsabilità di un datore di lavoro. Ecco perché il condominio dovrà accantonare il Tfr, una vera e propria riserva di denaro mirata a garantire il trattamento di fine rapporto. Anche per questi specifici rapporti di lavoro valgono – quindi – le regole di cui all’art. 2120 del Codice Civile e alla legge n. 297/1982.
In particolare:
- annualmente il datore deve accantonare una quota di Tfr, che sarà poi versata al lavoratore (agli eredi, in caso di morte) alla fine del rapporto, sia per licenziamento sia per dimissioni;
- il trattamento in oggetto non è una sorta di bonus fedeltà, ma – in applicazione delle comuni regole di legge – è un credito accumulato dal lavoratore nel periodo di servizio nello stabile, una retribuzione differita e dovuta;
- il Tfr spetta a tutti i dipendenti, part time o full time e a tempo determinato o indeterminato, senza alcuna preclusione.
I rischi per l’amministratore che non segue la regola dell’accantonamento del Tfr dipendenti
L’amministratore deve fare attenzione a incassare dai singoli condomini le quote di accantonamento del Tfr nel corso del tempo. In mancanza, il rischio è quello di non avere i soldi necessari a pagare la somma finale del trattamento, che è oggetto di un vero e proprio diritto del lavoratore condominiale.
Similmente al caso dell’azienda che non paga il Tfr, sono situazioni delicate in cui la presumibile conseguenza è l’azione legale di recupero coattivo dei crediti dell’ormai ex giardiniere o portinaio, il quale cercherà di ottenere – in tribunale – quanto non è riuscito a incassare fino a quel momento, per una gestione negligente e imprudente da parte dell’amministratore.
Quest’ultimo, peraltro, potrà essere chiamato a rispondere nei confronti dei singoli condomini, che potranno chiedere i danni per violazione dei doveri di diligenza di cui all’art. 1130 Codice Civile.
Perché il fondo cassa Tfr è obbligatorio
Proprio per evitare possibili contestazioni e confusioni nel riparto delle somme e nella redazione dei bilanci, la prassi condominiale si caratterizza per il ricorso all’accantonamento tramite fondo cassa o fondo accantonamento, apposito per il Tfr. È una riserva di liquidità distinta e ulteriore rispetto a quella destinata all’ordinaria manutenzione dell’edificio, destinata soltanto a garantire il pagamento di questa somma.
Questo strumento, che i giudici oggi ritengono obbligatorio nei bilanci condominiali (pur non essendo previsto espressamente dal Codice Civile nelle disposizioni riguardanti il condominio), protegge i diritti dei dipendenti e garantisce trasparenza e regolarità finanziaria perché:
- si basa sulla previa delibera di assunzione di un dipendente e la conseguente creazione, con il sì dell’adunanza, del fondo cassa Tfr;
- l’assemblea calcola con precisione la somma complessiva, necessaria a coprire le quote maturate di Tfr per tutti i dipendenti;
- sono di seguito prefissate le quote da versare periodicamente, da parte dei singoli condomini.
In particolare, l’importo di queste quote si stabilisce in base ai criteri di suddivisione delle spese condominiali previsti dal regolamento o dalla legge, generalmente per millesimi di proprietà.
Rinnovo annuale dell’accantonamento
Considerata la delicatezza del meccanismo, è auspicabile che l’amministratore solleciti il rinnovo annuale dell’accantonamento del Tfr, tramite l’approvazione di nuove delibere successive. Lo ha raccomandato in passato la stessa giurisprudenza della Cassazione nella sentenza 8167/1997.
Questo contribuirà a ridurre ogni rischio di possibili contestazioni e a garantire una gestione ordinata e trasparente del bilancio condominiale, tutelando sia i diritti dei dipendenti sia gli interessi dei condomini. Concludendo, ricordiamo altresì che istituire tempestivamente il fondo cassa è tanto più raccomandabile, se pensiamo che anche i lavoratori del condominio possono chiedere, a precise condizioni, un anticipo (pur vietato come anticipo mensile in busta paga) sulla futura liquidazione della buonuscita.