Il nuovo anno scolastico è ormai alle porte e la situazione supplenti sembra ancora ben distante dall’essere risolta, anzi. Le tempistiche non coincidono e si procederà all’avvio di uno stato di incertezza ma, stando al decreto legge 71/2024, la situazione potrebbe anche peggiorare/migliorare nel corso dei mesi. Di seguito spieghiamo come nel dettaglio.
Concorso insegnanti e caos supplenti
Non mancano di certo le incognite per il nuovo anno scolastico. Basti pensare alla gravosa questione del liceo made in Italy voluto con grande insistenza e orgoglio dal governo di Giorgia Meloni.
Tralasciando questo dettaglio, non di poco conto, ci si ritroverà tra poco più di un mese a fronteggiare ancora una volta un grave problema legato al sistema delle supplenze. L’ostacolo cardine è rappresentato dalle tempistiche delle ultime fasi dei concorsi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Le commissioni si ritrovano a dover esaminare più di 370mila soggetti. Sono coloro che risultano ammessi alla fase orale, tra scuola primaria e secondaria. In tutt’Italia si lavora ormai da mesi ma per molte classi di concorsi i tempi non sono minimamente in linea con quelli dell’avvio del nuovo anno scolastico.
Perché abbiamo prima citato il decreto legge 71/2024? Il motivo è presto spiegato. È in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e prevede la chance di assumere anche dopo il termine del 31 agosto. Ciò vale per tutte le graduatorie che saranno pubblicate entro il 10 dicembre 2024. Ciò vuol dire che quasi fino al termine dell’anno si potrà intervenire e scombussolare l’equilibrio creatosi all’interno delle classi.
Un bene per i candidati? Da una parte, di certo. Dall’altra, però, gli si chiederà di stravolgere la propria quotidianità ad anno in corso, tenendo conto eventualmente di contratti d’affitto e altro. Dall’altro, occorrerà fare i conti con gli studenti in aula, magari alle prese con una sostituzione dietro la cattedra a novembre o dicembre. Dovranno dunque fare i conti con un altro stile d’insegnamento, altro carattere, altro approccio al rapporto con gli alunni, e così via.
Continuità didattica e idonei
Una situazione tutt’altro che ideale, che porterà i “supplenti brevi” in aula per sostituire i colleghi con nuovo incarico. Come se non bastasse, il peso di questa sostituzione in corsa ricadrà unicamente sugli istituti scolastici. Saranno infatti le scuole a dover individuare, sulla base delle graduatorie d’istituto, un numero enorme di docenti da chiamare in classe.
È facile prevedere una condizione di tensione, che riguarderà tutti i protagonisti di questa dinamica malsana. In nessun caso, comunque, si lavorerà per garantire una continuità didattica agli scolari.
Il sistema deve inoltre fronteggiare la problematica relativa agli idonei. Si parla infatti di migliaia di docenti che hanno completato tutti gli step previsti. Superate le prove del concorso, sono in attesa di un provvedimento legislativo che li prenda in considerazione nel dettaglio. Allo stato attuale, non hanno modo di accedere al percorso per ottenere la stabilizzazione. Spazio infatti solo per una categoria di vincitori, attualmente, per i quali è previsto da subito un contratto a tempo indeterminato. Si tratta degli insegnanti che hanno già l’abilitazione.
Considerando come al concorso sia stato ammesso anche chi vantava soltanto 24 crediti formativi universitari, dei 60 previsti dalla normativa, oppure tre anni di servizio, che vengono equiparati a 30 Cfu, il cortocircuito è evidente.
Nessun contratto a tempo indeterminato fino all’ottenimento dell’abilitazione, pagando percorsi abilitanti per ottenere i restanti Cfu, ottenendo soltanto un anno di supplenza. Per il momento il ministero dell’Istruzione e del Merito tace, ma si solleva la protesta. L’Anief chiede una graduatoria di merito specifica, mentre la Flc Cgil ha chiesto a Valditara di inserire gli idonei del concorso ordinario Pnrr 2023 nelle graduatorie: “Le graduatorie degli idonei Pnrr andrebbero in coda rispetto a quelli del concorso 2020, per un criterio di equità e trasparenza”.