Il traguardo dell’approvazione della manovra 2026 si avvicina. Entro il 31 dicembre prossimo il testo dovrà essere pronto per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, evitando così il temuto esercizio provvisorio. Negli ultimi giorni, gli emendamenti del Governo di certo non mancano: oltre alle importanti novità sulle pensioni anticipate — con l’allungamento della finestra di uscita — e alla stretta al riscatto della laurea, si fa largo il silenzio-assenso sulla previdenza complementare, per i neoassunti del settore privato.
Vediamo da vicino il nuovo intervento strutturale al secondo pilastro del sistema pensionistico, perché toccherà direttamente milioni di lavoratori e le loro prospettive previdenziali.
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Come funzionerà il meccanismo di silenzio-assenso sull’adesione alla previdenza complementare
L’emendamento in oggetto è stato da poco depositato in Commissione Bilancio del Senato e prevede una importante novità previdenziale. Infatti — dal primo luglio 2026 — nei confronti dei lavoratori subordinati del settore privato alla prima assunzione, si applicherà il meccanismo del silenzio-assenso sull’adesione al sistema che consente di integrare la pensione pubblica, con ulteriori versamenti. Da questa novità saranno però esclusi tutti coloro che firmeranno un contratto di lavoro domestico (colf e badanti).
Ecco in sintesi i punti chiave del nuovo silenzio assenso:
- senza un’espressa scelta da parte del neo-dipendente, da farsi entro 60 giorni dalla firma del contratto, il trattamento di fine rapporto (Tfr) in corso di maturazione, confluirà automaticamente nel fondo pensione collettivo, previsto da contratto collettivo (anche territoriale o aziendale) utilizzato dall’azienda datrice;
- resterà comunque in piedi la facoltà di spostare il Tfr a un’altra forma di previdenza complementare o di conservarlo in azienda. E questa scelta discrezionale del lavoratore potrà essere cambiata anche in seguito.
In base alla relazione tecnica redatta negli ambienti governativi, il meccanismo di silenzio assenso potrebbe portare a circa centomila adesioni tacite aggiuntive ogni anno, di fatto dando nuova linfa alla previdenza complementare.
Ricordiamo che le somme versate sarebbero investite sui mercati finanziari, secondo ben precise regole. L’obiettivo è quello di far crescere il capitale nel lungo periodo, per integrare la pensione pubblica.
Il superamento dell’inerzia decisionale dei giovani lavoratori
Con questa nuova regola, il Governo vuole superare l’inerzia decisionale di molti giovani, che — magari alla prima occupazione — subiscono gli effetti di una scarsa “alfabetizzazione” previdenziale. Quest’ultima rende complicato capire il funzionamento del sistema pensionistico e la differenza tra Tfr, primo e secondo pilastro.
Ma le difficoltà di scelta volontaria dipendono anche dall’orizzonte temporale molto lungo dei benefici della previdenza complementare, che porta a rimandare le valutazioni nel corso del tempo. Nei lavoratori c’è poi una sorta di naturale avversione al rischio e la paura di fare errori irreparabili, nelle proprie scelte finanziarie. Una condizione mentale che fa percepire come più urgenti i problemi legati a salari bassi, calo del potere di acquisto e precarietà. Di conseguenza, i fondi pensione tendono ad apparire un argomento lontano e secondario.
Il silenzio-assenso, previsto nell’ambito del maxi-emendamento al testo della legge di Bilancio 2026, avrebbe anche il merito di superare il problema dell’eccesso di opzioni disponibili. L’elevato numero, infatti, tende a generare confusione e porta a non prendere alcuna posizione sulla previdenza complementare.
Cosa comporta lo spostamento del Tfr al fondo pensione
Quando il Tfr confluisce nel fondo pensione, i soldi del lavoratore non vengono spesi né finiscono allo Stato, ma vengono investiti sui mercati finanziari. Lo scopo è far crescere il capitale nel tempo e, per questa via, integrare la pensione pubblica (primo pilastro). Non è ammessa altra finalità di utilizzo del trattamento di di fine rapporto, diversa da quello previdenziale.
La gestione è affidata a soggetti specifici, tra cui il gestore finanziario, la banca depositaria e la Covip, che vigila sull’intero sistema.
Rispetto al Tfr lasciato in azienda, che funge da autofinanziamento dell’impresa o va al Fondo Tesoreria Inps, il trasferimento al fondo pensione permette di trasformare una somma “ferma” in capitale produttivo, destinato a costruire una pensione integrativa nel futuro. Ecco perché, in pratica, il Tfr rimane del dipendente, può essere sempre trasferito o modificato, ma diventa uno strumento attivo per garantire maggiore sicurezza economica per gli anni della vecchiaia.
L’utilità sistemica della nuova norma sul silenzio-assenso
Ma la volontà di fondo del mondo delle istituzioni non è soltanto quella di venire incontro ai giovani lavoratori. C’è anche l’intenzione di dare maggior equilibrio del sistema previdenziale, intervenendo contemporaneamente su ambo i pilastri (sistema pubblico obbligatorio e previdenza complementare) su cui esso si fonda.
Attenzione però: in nessun caso pratico, le nuove norme obbligheranno all’adesione. Tuttavia, modificheranno l’assetto di default del ricorso alla previdenza complementare. Non più permanenza automatica del Tfr in azienda, ma conferimento a una forma di previdenza di ulteriore sostegno, lasciando comunque piena libertà di scelta e ripensamento al dipendente aziendale.
Si intuisce allora che, nel disegno complessivo previdenziale, il legislatore potrebbe a breve spostare una parte della responsabilità previdenziale sul secondo pilastro, rendendolo (finalmente) una componente ordinaria — e non più “residuale” — della carriera lavorativa. In questo modo, la nuova legge di Bilancio potrebbe accompagnare i lavoratori a capire che l’assegno pensionistico futuro, basato su carriere discontinue e su un sistema contributivo puro, difficilmente sarà sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato senza un’integrazione privata.
La riforma del silenzio assenso, considerata nel suo insieme, mostra quindi una scelta chiara del mondo delle istituzioni. Il Trf spostato al fondo pensione potrà sembrare una sorta di forzatura, ma si rivelerà, nel corso del tempo, uno strumento indispensabile a colmare la distanza crescente tra età di pensionamento, contribuzione versata e assegno futuro.