A Milano il posto fisso non paga, tanti licenziamenti e buco nella Pubblica Amministrazione

Il costo della vita grava sulle spalle di chi ha visto il proprio stipendio non tenere il passo dell'inflazione: un sistema in crisi

Pubblicato: 28 Novembre 2024 11:38

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il posto fisso non si lascia, un mantra tramandato di generazione in generazione, come ricordato da Checco Zalone in uno dei suoi film più apprezzati. Sembra invece che il vento stia cambiando. La città portatrice della bandiera di tale trasformazione è Milano, che ha fatto registrare una vera e propria fuga dalla pubblica amministrazione. I motivi evidenziano una problematica strutturale del capoluogo lombardo, ma non solo.

Fuga dal posto fisso

I dati Inps elaborato da Fp Cgil non mentono: ci sono 32mila dipendenti in meno. Un peso gravoso soprattutto per quanto riguarda servizio sanitario ed enti locali. Una problematica che va aggravandosi, con tempistiche sempre più rapide. Per questo si può parlare, ragionevolmente, di fuga.

In appena 18 mesi, tra gennaio 2023 e giugno 2024, infatti, si sono dimessi più di 6mila dipendenti pubblici. Per quanto continui a essere la meta lavorativa per eccellenza in Italia, Milano non riesce più a garantire un ambiente attraente sotto il fronte della pubblica amministrazione. Una realtà che coinvolge anche i suoi 132 Comuni limitrofi.

Nello specifico le motivazioni sono due, come sottolineato da Alberto Motta, segretario generale Fp Cgil Milano. Da una parte abbiamo una scarsa valorizzazione del lavoro pubblico. Dall’altra, e ciò appare come elemento chiave, serpeggia una generale insoddisfazione sotto l’aspetto delle condizioni economiche. Gli impiegati pubblici a Milano vengono pagati una miseria? Sì ma soltanto in relazione all’esoso e fuori scala costo della vita cittadino.

In questa prospettiva, è chiaro come l’ipotesi di riuscire ad attrarre nuovi talenti sia un miraggio. Almeno in relazione ai grandi vuoti attuali. Servirebbe un cambio generazionale massiccio, al netto però di condizioni differenti.

Le buste paga dei dipendenti pubblici

Quando si parla di più di 32mila dipendenti pubblici perduti da parte dell’amministrazione, si fa riferimento a un calo del 15,1%. Usare le percentuali aiuta forse a comprendere meglio la portata del fenomeno registrato da il 2022 e il 2023:

Il sindacato evidenzia un chiaro problema (anche) di buste paga. Ciò porta a una doverosa analisi. In media, la retribuzione giornaliera nel 2023 corrisponde a 125 euro. Un balzo in avanti dell’8,6% rispetto al 2021, quando la cifra era intorno ai 121 euro. Ciò basta a tener testa all’aumento del costo della vita inesorabile?

Il sindacato definisce l’incremento “debole”, il che offre una chiara risposta al dilemma. Si sostiene non sia stato compensato l’effetto dell’inflazione. Il risultato è stato dunque “una riduzione del potere d’acquisto”.

Il costo della vita a Milano

Fp Cgil spiega come l’effetto dell’inflazione comporti un “decremento marcato degli stipendi”. Al tempo stesso, soprattutto in relazione alle categorie che rientrano nella contrattazione collettiva, si programma una riduzione dei salari reali, procedendo a “ostacolare i rinnovi contrattuali, secondo le richieste delle organizzazioni sindacali”.

Nello specifico, il confronto tra tipologie differenti di dipendenti è il seguente. Nel decennio, l’incremento medio è stato:

In questo clima, inoltre, non aiuta il fatto che il caso Milano sia decisamente straordinario (in negativo). L’esponenziale aumento del costo delle case riduce ulteriormente il potere d’acquisto. Volendo evidenziare un solo tema, tra quelli cruciali.

L’ufficio statistico del Comune lombardo ha certificato, lo scorso gennaio, come la vita abbia subito un aumento del 20% in appena 8 anni. In questo lasso di tempo, inoltre, il costo degli immobili è aumentato del 30%.

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