Oltre 2 milioni di lavoratori e lavoratrici del settore colf, badanti e babysitter potranno accedere a un aumento mensile di 100 euro. Si tratta di uno dei punti più attesi del rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro domestico. L’intesa arriva in un momento fondamentale, in cui si torna a parlare di salario minimo e di garantire una giusta retribuzione ad alcune categorie di lavoratori.
L’ipotesi, perché di questo si tratta ancora, è stata firmata dalle associazioni dei datori di lavoro domestico e dai sindacati di categoria. L’aumento medio al momento è previsto per il livello BS e sarà distribuito nel triennio 2026-2028.
Si tratterebbe del primo aumento strutturale dal 2013, dopo anni in cui il contratto si adeguava soltanto all’inflazione.
Verso il rinnovo del contratto: aumenti in busta paga
Manca solo il passaggio conclusivo per gli aumenti in busta paga dei lavoratori e delle lavoratrici del settore domestico. Dal 1° gennaio 2026 le retribuzioni potranno crescere fino a 100 euro al mese. L’aumento, però, sarà distribuito in 3 anni e non corrisposto immediatamente sulle mensilità a partire da gennaio 2026.
Nel concreto si tratta di:
- un aumento di 40 euro a partire dal 1° gennaio 2026;
- ulteriori 30 euro a partire dal 2027;
- più 15 euro a partire da gennaio 2028;
- e infine altri 15 euro da settembre 2028.
Inoltre l’intesa trovata tra le parti introduce la modifica dell’articolo 38 del contratto, cioè quello che fa riferimento al coefficiente di rivalutazione automatica legata all’indice Istat. Questo passerebbe dall’80% al 90%, assicurando un maggiore potere d’acquisto alla categoria.
Attenzione: la cifra di 100 euro è da sommare agli ulteriori 135,75 euro, frutto del recupero del costo della vita tramite l’indice Istat.
A commentare l’accordo è Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione, che definisce il rinnovo
una prova di responsabilità sociale e di coerenza verso il Paese, che dimostra come la contrattazione possa garantire salari equi e sostenibili senza gravare sulle famiglie datrici di lavoro.
Il modello della contrattazione collettiva del settore domestico
Sempre da Nuova Collaborazione arriva l’analisi dell’accordo raggiunto. Savia commenta che il contratto domestico si conferma come un modello avanzato di contrattazione rispetto ad altri del Paese.
Dimostra infatti una maggiore attenzione verso la dignità salariale e la stabilità, senza dover attendere un intervento normativo dall’alto più rigido.
Nel settore dell’assistenza familiare, dove i rapporti di lavoro convenzionali arrivano fino a 50 ore settimanali, applicare un minimo legale di 9 euro all’ora avrebbe reso i costi insostenibili per molte famiglie.
Da qui l’idea di strutturare il nuovo rinnovo attraverso una discussione che ha coinvolto tutte le parti.
Il rinnovo, si legge nella nota, riafferma così la centralità del contratto collettivo come strumento di equilibrio tra tutela dei lavoratori e sostenibilità economica dei datori.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf si dicono soddisfatti dell’ipotesi di accordo.
Il rinnovo, così pensato, costituisce, spiegano:
Un importante passo in avanti verso il riconoscimento del valore sociale e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori del settore domestico, figure essenziali nei servizi di cura di case, bambini, anziani, ma spesso invisibili.