Fuga dei medici, allo studio incentivi e flat tax per fermare l’esodo

Il governo propone flat tax e aumenti per frenare la fuga dei medici. Le specialità meno ambite vedono deserti fino al 90% dei posti disponibili

Pubblicato: 5 Ottobre 2024 09:07

Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Il ministro della salute, Orazio Schillaci, ha delineato le prossime mosse del governo in materia di sanità, anticipando interventi significativi per arginare la crisi che colpisce medici e operatori sanitari. Durante l’Assemblea generale dei medici europei dipendenti (Fems), a Roma, Schillaci ha affermato che la priorità sarà migliorare le condizioni economiche dei professionisti del Servizio Sanitario Nazionale e pianificare nuove assunzioni.

I giovani medici non vogliono più saperne delle specializzazioni che richiedono sacrificio e turni pesanti, visti gli stipendi che non sono assolutamente competitivi. Le iscrizioni ai corsi di specializzazione in pronto soccorso, chirurgia o nefrologia sono in calo drammatico.

Le specialità considerate meno attrattive lasciano deserti fino al 50% dei posti disponibili, con picchi impressionanti per discipline come radioterapia e microbiologia, dove l’82% e il 90% delle posizioni rimangono vuote. In parallelo, riporta Ana Assomed, si stima che 2.000 medici senior abbandonino ogni anno il Servizio Sanitario Nazionale, scegliendo il pensionamento anticipato o il settore privato.

Stipendi insufficienti e flat tax per cercare di fermare la fuga

I giovani medici si trovano davanti a stipendi che, per molte specialità, sono tra i più bassi in Europa. Con un contratto che offre appena 1.650 euro netti al mese, molti neolaureati preferiscono scappare, giustamente, verso lidi più remunerativi.

Per tamponare questa emorragia, il governo sta pensando di aumentare del 5% i contratti di specializzazione, portando nelle tasche dei giovani medici tra i 95 e i 100 euro in più al mese: una mossa che certamente non cambierà molto la situazione.

Ma la vera carta giocata sarà il rafforzamento delle specialità meno ambite, aumentando la parte variabile del contratto del 50% all’80%, con incrementi che potrebbero oscillare tra i 250 e i 390 euro mensili.

Rivolgendo uno sguardo attento ai giovani medici, Schillaci ha riconosciuto che la nuova generazione di professionisti non cerca soltanto un aumento salariale, ma desidera una sanità più moderna e meno appesantita dalla burocrazia. “I giovani medici chiedono più qualità del lavoro, non vogliono solo più soldi”, ha spiegato.

C’è anche un altro aspetto che allontana i giovani medici da molte specializzazioni, in particolar modo quella dell’emergenza: il lavoro in pronto soccorso è pesante, rischioso e sempre più pericoloso, considerando i numerosi casi di aggressione ai danni del personale sanitario. Proprio per contrastare questo fenomeno, è stato approvato il dereto contro le aggressioni agli operatori sanitari, che prevede anche l’arresto differito per i responsabili.

Una riforma per un sistema al collasso?

Nonostante gli incentivi allo studio, la crisi della sanità pubblica ha radici profonde. “Davanti a questi dati incontrovertibili, la domanda che deve essere posta è la seguente: come risolviamo la cronica e pericolosa carenza di medici, soprattutto in Pronto soccorso?”, sottolinea Giammaria Liuzzi al Sole24Ore, responsabile di Anaao giovani.

La soluzione proposta da Liuzzi è una riforma del sistema di formazione, con l’introduzione di un “contratto di formazione-lavoro, con specializzandi che hanno i diritti e i doveri dei dirigenti medici in un contratto incardinato con retribuzione e responsabilità crescenti”. Secondo lui, questa riforma permetterebbe di eliminare la figura dei gettonisti, un costo enorme per lo Stato, pari a “ben 1,7 miliardi di euro dal 2019 al 2023”.

Incentivi per trattenere i medici senior

Anche per i medici già in servizio, il governo prevede nuove risorse. Il ministro della salute ha confermato che nella prossima manovra verrà introdotta una flat tax del 15% sull’indennità di specificità medica, riducendo l’attuale tassazione del 43%. Questo porterà a un incremento netto di circa 200-220 euro al mese per 13 mensilità. Un intervento che, secondo il ministro Schillaci, darà un respiro maggiore alle buste paga degli operatori, andando a sostituire l’attuale regime fiscale e portando incrementi concreti sugli stipendi.

“Abbiamo a cuore, se possibile, che venga tassata in maniera minore tutti gli operatori che lavorano nel sistema sanitario pubblico, come fatto per le ore di straordinario nel decreto legge sulle liste d’attesa”, ha spiegato Schillaci.

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