Internet of senses, il futuro di Internet passa dai sensi

Tra gli hot consumer trends dei prossimi anni emerge un reale interesse per l’Internet of Sense(s), che rappresenta l’obiettivo da traguardare entro il 2030.

Pubblicato: 24 Novembre 2021 14:39

Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

La tecnologia, ad oggi disponibile e con più ampia diffusione, interagisce principalmente con due sensi: la vista e l’udito, dando vita a quella che viene definita extended reality (XR).

Le nuove frontiere della tecnologia si pongono la necessità di traguardare e rendere possibile un Internet dei sensi entro il 2025, nonché permettere di comunicare digitalmente il pensiero entro il 2030.

Spingendoci oltre, abbracciando le più futuristiche previsioni, l’internet dei sensi ci dovrebbe portare a far si che il pensiero si tramuti in azione e che l’unica interfaccia sia la nostra mente.

Dall’IoT all’IoS: dagli oggetti ai sensi

Gli oggetti intelligenti – smart objects – sono alla base dell’Internet of Things (IoT), espressione formulata per la prima volta nel 1999, in stretta relazione con i dispositivi RFId (Radio Frequency Identification), dall’ingegnere inglese Kevin Ahston.

L’Internet of Things nasce dall’idea di portare nel mondo digitale gli oggetti della nostra esperienza quotidiana, con una declinazione di settore trasversale senza pari, dagli smart building allo smart retail, alla smart agricolture, solo per citare dei settori antitetici e per far comprendere che siamo di fronte ad un paradigma tecnologico senza confini applicativi.

Attraverso la rete Internet, quindi, potenzialmente ogni oggetto del nostro vivere quotidiano si appropria di una identità nel mondo digitale, si interconnette con gli altri smart objects, scambia informazioni, le raccoglie e le elabora.

L’evoluzione dell’Internet of Things in termini di nuove opportunità di business, nuove funzionalità e nuovi servizi è favorita anche dall’integrazione con i principali trend innovativi: Big Data, Artificial Intelligence e Blockchain.

La diffusione dell’IoT è strettamente legata al tema della connettività, soprattutto in mobilità.

Partendo da tecnologie consolidate come RFId, reti cellulari, PLC, NFC, Bluetooth e Wi-Fi, l’IoT si è evoluto sia in termini di prodotto che di servizio grazie anche agli sviluppi del 5G, che ne rappresenta un fattore accelerante, offrendo le prestazioni della fibra in mobilità.

Il 5G – ma già si parla di 6G – è uno dei più importanti motori di quella che già si configura come una nuova rivoluzione industriale, che non solo rafforzerà il dialogo tra gli oggetti, ma supporterà il dialogo dei dispositivi elettronici con i nostri pensieri e con i nostri sensi: l’Internet of Sense(s).

Questo vuol dire che a livello di mercato l’azienda di successo non sarà più quella che venderà il prodotto o il servizio “migliore”, che soddisfi il maggior numero di gruppi di consumatori, ma l’esperienza si sgancerà definitivamente come derivato dei primi due e assurgerà come qualcosa a sé e farà la differenza in termini di strategie di marketing.

Il cognitive computing sta sempre più affinando le sue armi, supportato dall’evoluzione contestuale della realtà virtuale e della realtà aumentata, nonché dal diffondersi dell’uso dei dispositivi wearable.

L’apprendimento automatico, l’elaborazione del linguaggio, insieme al riconoscimento dei modelli, consentiranno di traguardare l’implementazione dell’Internet of Sense(s).

Cosa vuol dire Internet of Sense(s)

Vorrà dire, per esempio, avere il controllo della propria voce in più lingue, attraverso dispositivi connessi consentendoci di non avere più problemi di comunicazione o la necessità di qualcuno che ci supporti nel dialogare con altre persone che non parlano la nostra stessa lingua.

Significherà rivoluzione nello shopping online, perché ci sarà la possibilità di percepire il gusto assaggiando in digitale qualche prodotto che non abbiamo mai acquistato prima o sentirne il profumo.

Percepire con il tatto, ad esempio, la morbidezza di un tessuto o toccare la trama di un capo di abbigliamento che vorremmo acquistare potrebbe essere una evoluzione di rilievo per il retail e l’e-commerce.

Queste sono solo pochissimi esempi molto consumer oriented che è possibile indicare. L’Internet of Senses avrà sicuramente degli impatti molto più rilevanti: dalla salute al mondo della logistica e della supply chain, a supporto dell’industria nella sua accezione più ampia.

L’Internet of Sense(s) e la sostenibilità

I diversi rapporti delle Istituzioni a livello mondiale evidenziano numerose soluzioni per dimezzare le emissioni globali entro il 2030 e un terzo di queste soluzioni è raggiungibile grazie a ciò che offre il mondo digitale.

La sostenibilità, quindi, si presenta come propulsore per la completa realizzazione e l’adozione dell’Internet of Sense(s).

La transizione verso un consumo maggiore di esperienze digitali rispetto all’uso di prodotti fisici costituirebbe un vantaggio per il raggiungimento di certi obiettivi.

Ogni step evolutivo impatta sull’ecosistema sociale, legislativo, comportamentale e non solo.

Timori ed estremismi non agevolano molto spesso l’accettazione del nuovo e a volte ne ostacolano la diffusione, ma nella capacità di ritrovare sempre un nuovo equilibrio, grazie ad una ormai stimolata capacità di resilienza vedremo che anche l’Internet of Sense(s) ci consentirà di vivere meglio, facilitando e migliorando la nostra quotidianità, alimentando positivamente anche la necessità di interconnetterci con mondi lontani senza limiti ed ostacoli, in modo veloce.

E mentre ci affanniamo a definire i contorni legislativi di integrità e privacy per dipanare molteplici questioni nel presente ecco che già nuovi orizzonti tecnologici si presentano e nuove problematiche e nuove querelle ci si prospettano. Si potrebbe determinare il paradosso dell’era post-privacy?

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