Meta sotto accusa dell’Antitrust, stop all’esclusione dei chatbot AI

L’Autorità ordina la sospensione delle nuove regole di WhatsApp: Meta AI non può avere corsie preferenziali sui servizi concorrenti

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

L’Antitrust si è mossa nei confronti di Meta a partire da luglio scorso per un presunto abuso di posizione dominante rispetto al servizio integrato Meta AI dell’app WhatsApp. Il procedimento è stato in seguito ampliato e il 25 novembre scorso, in merito all’applicazione di nuove condizioni contrattuali, è arrivata la richiesta di sospensione delle condizioni che escludono i chatbot AI concorrenti da WhatsApp.

Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la misura cautelare è necessaria per mitigare gli effetti della condotta di Meta sul territorio italiano. Secondo quanto riportato nella nota dell’Antitrust, il comportamento della società rischia di limitare la produzione, gli sbocchi e lo sviluppo tecnico nel mercato dei servizi di chatbot, a danno dei consumatori. Da parte di Meta, la risposta: la decisione dell’autorità è infondata.

Meta non può escludere i chatbot AI concorrenti

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha imposto a Meta la sospensione dell’esclusione dei chatbot AI concorrenti da WhatsApp. Come racconta il comunicato ufficiale, l’istruttoria era stata avviata a luglio 2025 ipotizzando un “abuso di posizione dominante” in violazione dell’articolo 102 TFUE.

Secondo l’Autorità, infatti, la società ha integrato il servizio Meta AI nell’app di messaggistica in posizione preminente rispetto ai servizi dei concorrenti. A seguito di un ulteriore sub-procedimento cautelare per l’applicazione di nuove norme contrattuali previste dai WhatsApp Business Solution Terms, le procedure si sono allargate.

Queste nuove condizioni, infatti, escludono del tutto dalla piattaforma le imprese concorrenti di Meta AI.

I motivi del richiamo

L’Autorità ha ascoltato le parti e ha deciso per la misura cautelare in relazione agli effetti della condotta sul territorio italiano. Secondo l’Antitrust, infatti, il comportamento di Meta rischia di limitare la produzione, ma anche gli sbocchi e lo sviluppo tecnico del mercato dei servizi di chatbot AI.

A rimetterci sarebbero i consumatori. Inoltre si legge che l’iniziativa escludente di Meta potrebbe arrecare “un danno grave e irreparabile, durante il tempo necessario per lo svolgimento dell’istruttoria, alle dinamiche competitive nel mercato interessato”.

La risposta di Meta

Meta non si fa attendere e risponde all’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Secondo la società californiana, infatti, la decisione dell’autorità è infondata.

Nella sua risposta ufficiale si legge:

L’emergere di chatbot di intelligenza artificiale sulle nostre Business API ha messo sotto pressione i nostri sistemi, che non erano stati progettati per supportare questo tipo di utilizzo.

Poi aggiunge che, secondo l’Autorità italiana, WhatsApp dovrebbe essere in qualche modo un app store in cui si possono scaricare varie tipologie di chatbot AI, ma non è così. Da qui la dichiarazione: “Faremo ricorso”.

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