È necessario un occhio sempre più attento quando si è su internet per evitare le frodi e i furti digitali in continua evoluzione. Lo sostiene il rapporto finale del progetto “Fata” (From awareness to action) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, realizzato tramite il lavoro del suo “spin-off”, la società Crime&tech, in collaborazione con la direzione centrale della polizia criminale del ministero dell’Interno e Amazon.
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Truffe e crimini online in crescita: il progetto Fata
Il progetto “Fata” è nato con l’obiettivo di tracciare le buone pratiche da tenere nel settore pubblico e privato per arginare i crimini digitali di sempre più soggetti dediti alle frodi finanziarie e informatiche.
Il report presentato il 20 aprile rappresenta una rassegna di casi di studio, documenti giudiziari, report e interviste, a livello italiano e internazionale, a operatori postali e di logistica, aziende e titolari di diritti di proprietà intellettuale.
Gli esperti del “Fata” hanno sottolineato nel loro studio come i numeri delle truffe digitali siano cresciuti in relazione ai volumi del commercio online.
“Siamo lieti di aver preso parte a questo studio – ha dichiarato Ernesto Savona, Ceo di Crime&tech – nonostante la sua rilevanza, la contraffazione online è un fenomeno ancora poco conosciuto che richiede una strategia di contrasto specifica. La ricerca accademica può contribuire significativamente alla lotta alla contraffazione, integrando l’esperienza e le soluzioni innovative degli attori pubblici e privati”.
“Per affrontare efficacemente un fenomeno in continua evoluzione come la contraffazione, il progetto Fata costituisce un importante punto di partenza. È fondamentale mettere a fattor comune competenze trasversali per affrontare le sfide del presente e del futuro”, ha aggiunto il Prefetto Vittorio Rizzi, direttore centrale della Polizia Criminale.
Truffe e crimini online in crescita: i soggetti e i contesti criminali
L’analisi evidenzia in questo senso come i social network siano diventati il terreno di coltura per buona parte dei crimini informatici.
I canali principati attraverso i quali si muovono i contraffattori sono:
- social network;
- siti fraudolenti (es. siti clone realizzati tramite cybersquatting e/o typosquatting);
- marketplace;
- applicazioni di messaggistica istantanea;
- web-forum e chat (es. chat di videogiochi
Queste piattaforme di uso quotidiano vengono usate dai criminali digitali, spiegano gli esperti, “in maniera contestuale e interconnessa, sia per pubblicizzare che per vendere prodotti contraffatti, e per compiere allo stesso tempo altri reati.”
La maggior parte dei crimini registrati online riguardano il furto di identità, frodi nei pagamenti (ad esempio per effettuare acquisti tramite carte clonate), resi fraudolenti e la diffusione di virus informatici.
Lo studio individua inoltre in determinate categorie i profili più diffusi dei soggetti impegnati sulle attività criminali online: dagli “Influencer” che agiscono come intermediari sui social network e nei forum dei mercati online per attirare consumatori e collegarli con i fornitori di falsi, ai “Broker e sviluppatori, spesso dell’Est Europa e area russofona” che supportano contraffattori e gruppi criminali nello sviluppo e gestione di servizi informatici collegati alla vendita di falsi sul web; dai “Broker e professionisti che facilitano la costituzione e gestione di società di comodo (shell companies), intestate a prestanome e spesso registrate all’estero”, fino ai veri e propri gruppi di criminalità organizzata.