La Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva ha presentato il documento La terapia del dolore in Italia. Si tratta di un censimento di ben 192 pagine realizzato in collaborazione con gli specialisti iscritti. Fotografa la condizione delle strutture sanitarie che nel nostro Paese erogano cure palliative e servizi legati a condizioni di dolore cronico e acuto, con lo scopo di individuare le diseguaglianze nei trattamenti offerti nelle varie regioni. Dalle valutazioni dei medici è emerso anche che il long Covid, ovvero il quadro clinico che riguarda i pazienti che continuano a stare male anche dopo essersi negativizzati dopo l’infezione da coronavirus, porta con sé anche sintomi di patologie dolorose come la fibromialgia.
Long Covid: cosa è emerso dal report sulla terapia del dolore
Dal report, che riguarda 305 centri di terapia del dolore, si evince che nell’ultimo anno si è diffusa ed è cresciuta a livello complessivo l’offerta assistenziale, sia in termini quantitativi che qualitativi, insieme alla consapevolezza da parte di medici di base e pazienti dell’importanza di un percorso di cura per le malattie di disabilità dolorosa.
Tuttavia in diversi campi ci sono ancora ampi margini di sviluppo in termini logistici, vista la carenza di risorse umane e tecnologiche, posti letto dedicati e attività di ricerca in molte realtà. Molte Regioni non avrebbero infatti ancora recepito le direttive contenute nell’accordo siglato a luglio 2020 dalla Conferenza Stato-Regioni che riguarda l’accreditamento delle reti regionali di terapia del dolore. Ma non solo.
Circa la metà dei pazienti che si rivolgono a un centro di terapia del dolore è affetto da low back pain, dolore alla schiena nella zona lombare e in generale nella parte bassa della colonna vertebrale. Il 30% è invece affetto da osteoartrosi e solo l’11% da fibromialgia. Si tratta di un dato importante perché rileva che i terapisti del dolore non sono coinvolti dai medici di base nel trattamento di patologie croniche e spesso invalidanti.
Sintomi da fibromialgia in 3 pazienti long Covid su 100
Arturo Cuomo, coordinatore del Gruppo di studio Siaarti per il dolore oncologico e le cure palliative, ha sottolineato che è necessario mettere in campo maggiore impegno in termini di offerta. Anche alla luce delle patologie dolorose che insorgono come sintomi del long Covid. Il dolore residuale dopo la guarigione da Sars-Cov-2, ha spiegato l’esperto sulle pagine de Il Messaggero, è stato osservato nei pazienti che hanno contratto la malattia in forma sintomatica e hanno avuto necessità del ricovero in ospedale. Il dolore muscolare, diffuso e invalidante, sarebbe simile a quello della fibromialgia. Secondo la Siaarti quasi 3 pazienti su 100 soffrono di questo tipo di dolore, ed è atteso un forte aumento di casi.
Dal censimento è emersa l’importanza della tecnologia e dell’uso dell’intelligenza artificiale in campo medico durante la pandemia di Covid-19, e viene sottolineato quanto sia importante applicare le conoscenze apprese durante l’emergenza sanitaria a tutti i campi. La terapia del dolore, in particolare, potrebbe beneficiare enormemente di consulto, monitoraggio e assistenza in forma telematica come parte integrante della normale pratica clinica.
Cos’è la fibromialgia, da cosa è causata e come si cura
La fibromialgia è una sindrome cronica e sistemica che si presenta con dolori forti e diffusi a tutto il corpo in assenza di infiammazione. Interessa il tessuto connettivo composto da fibre, dunque muscoli, tendini e nervi. Oltre al dolore cronico, che comporta rigidità articolare, gonfiore e crampi, i sintomi più comuni sono cefalee e nevralgie, ma anche manifestazioni della malattia di tipo neurologico. Sono frequenti disturbi del sonno e quella che viene definita nebbia cognitiva, che implica problemi di concentrazione, confusione e vuoti di memoria, e comporta difficoltà nelle azioni quotidiane tanto quanto il dolore fisico.
Classificata come patologia reumatica solo di recente, per anni è stata considerata un disturbo psicosomatico, spesso trattato con terapie inefficaci. La causa è ancora sconosciuta, e si ipotizza un’eziologia multifattoriale, che comprende la predisposizione genetica e lo stile di vita. Vari studi hanno dimostrato modifiche nel sistema nervoso centrale nei pazienti affetti da fibromialgia, oltre ad alterazioni nel rilascio di neurostrasmettitori e nel funzionamento dell’ipofisi. Altre ricerche hanno ipotizzato mutamenti nel rilascio di citochine pro-infiammatorie, le stesse coinvolte nella tempesta di citochine che avviene all’inizio dell’infezione da Covid-19.
Sono diverse le terapie messe in campo nella cura della fibromialgia, che variano da paziente e paziente, con risultati contrastanti. L’approccio generale è quello di curare le varie manifestazioni della patologia attraverso miorilassanti, sedativi, analgesici, cannabinoidi, antifiammatori non steroidei e antidepressivi prescritti fuori indicazione. Per questo è utile rivolgersi a centri della terapia del dolore e seguire un percorso multidisciplinare e riabilitativo.