Rinuncia all’eredità: ecco come funziona e quando va fatta

In che modo si profila il diritto alla rinuncia dell'eredità. Dal futuro dei beni alle opzioni dei possibili creditori

Pubblicato: 16 Settembre 2018 13:40Aggiornato: 30 maggio 2024 19:52

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Chiunque è libero di rinunciare a un’eredità, qualora ciò avvenga in piena libertà. Ecco una guida completa al procedimento.

Rinuncia all’eredità

Per motivi personali o altre ragioni, chiunque ha il pieno diritto di rinunciare alla ricezione di un’eredità, sia essa attraverso un regolare testamento o senza. La legge non impone obblighi ma sottolinea come la rinuncia debba avvenire in qualità di libera scelta, priva di condizioni o termini.

È possibile che i debiti del defunto, che verrebbero ereditati, risultino superiori ai crediti. Rinunciando al lascito, l’erede si garantisce l’assoluta estraneità da eventuali future pretese da parte dei creditori. Esiste un procedimento preciso da seguire in casi del genere, presentando una dichiarazione in un ufficio notarile o presso il Cancelliere del Tribunale. Dichiarazione che dovrà essere inserita nel Registro delle successioni.

Cosa non deve prevedere una rinuncia ereditaria (in caso contrario il documento sarà da ritenere nullo):

Qualora la rinuncia derivi dal pagamento di un corrispettivo economico da parte di una delle parti in causa, l’effetto sarebbe contrario: l’accettazione dell’eredità. Effetto contrario ottenuto anche in caso di rinuncia gratuita ma in favore di una parte degli eredi e non tutti.

Per quanto riguarda le tempistiche, quelle della rinuncia sono le stesse valide per l’accettazione, ovvero 10 anni a partire dal decesso del soggetto. Qualora si debba ricorrere a un accertamento giudiziale per lo stato di figlio, i termini decorreranno a partire dalla relativa sentenza.

Qualora l’eredità non sia già stata acquistata da altri soggetti chiamati, la rinuncia è revocabile. Decade invece dal diritto di rinuncia quel soggetto, chiamato all’eredità, che ha provveduto a nascondere o sottrarre beni spettanti all’eredità stessa.

Cosa accade all’eredità

In caso di rinuncia di uno dei soggetti chiamati a rispondere, ecco cosa accade all’eredità:

Si sottolinea come i creditori abbiano il diritto di impugnare la rinuncia all’eredità. Un diritto valido anche per lo stesso soggetto rinunciante. I creditori possono richiedere al Tribunale di poter accettare l’eredità al posto del rinunciante. Lo stesso soggetto potrà invece impugnare la propria rinuncia, qualora questa sia scaturita da atti violenti, minacce o dolo.

Tipologie di accettazione

Sono due i tipi di accettazione dell’eredità. Da una parte abbiamo quella pura e semplice e dall’altra quella con beneficio d’inventario. Nel primo caso il patrimonio ereditato si confonde con quello personale dell’erede. Questi è responsabile anche per le passività gravanti su quanto ricevuto. Qualora siano superiori all’attivo ereditario, il soggetto è tenuto a pagare la somma residuale.

Nel secondo caso, con beneficio d’inventario, il soggetto intende evitare la confusione tra il proprio patrimonio e quello della persona defunta. In questo modo potrà rispondere dei debiti ereditari soltanto nei limiti del valore dei beni ricevuti.

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