Con il Ddl Semplificazioni approvato dal Consiglio dei ministri, il Governo ha dato il via libera all’utilizzo del combustibile solido secondario (Css) nelle cementerie italiane. Si tratta di una misura che il settore attendeva da oltre dieci anni e che promette una prospettiva green, anche se forse non del tutto sostenibile per via del modello che dipende dai rifiuti.
La promessa dell’investimento nel Ccs sta nellasua capacità di ridurre le emissioni di CO₂ e di abbassare i costi di produzione. La filiera italiana, inoltre, è già pronta a salire fino a 10 milioni di tonnellate.
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Che cos’è il combustibile solido secondario
Il combustibile solido secondario (o Css) è un materiale ottenuto dal trattamento dei rifiuti non pericolosi, con un potere calorifico paragonabile al carbone ma con un impatto ambientale ed economico molto inferiore. Secondo Confindustria Cisambiente, il suo impiego può abbattere fino al 70% delle emissioni di anidride carbonica rispetto ai combustibili fossili tradizionali e contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione dei rifiuti in discarica.
Lucia Leonessi, direttrice generale di Cisambiente, ha sottolineato che si tratta di una filiera già sviluppata e pronta: “Abbiamo tra i nostri associati tutti i produttori di questo materiale, che negli anni hanno creato una filiera italiana di valore. Ora si aprono nuove prospettive: dalla lavorazione degli scarti tessili alla possibilità di utilizzare il Css nelle centrali a carbone in fase di chiusura”.
La filiera italiana
Infatti oggi in Italia si producono già circa 3 milioni di tonnellate di Css ogni anno. Queste sono destinate sia alle cementerie sia agli impianti di recupero energetico all’estero. Con la nuova norma, secondo Giuseppe Dalena, presidente di Airec, la capacità potrebbe salire fino a 10 milioni di tonnellate, incentivando anche la nascita di nuovi impianti.
Per le aziende del cemento, la misura del Ddl Semplificazioni rappresenta un passaggio cruciale. Nicola Zampella, direttore generale di Federbeton, spiega che al momento il tasso di sostituzione dei combustibili fossili con il Css è del 26%, mentre la media europea è al 57,6%. Con la semplificazione si potrebbe arrivare a un 66% di sostituzione, con un abbattimento stimato di 6,8 milioni di tonnellate di CO₂.
Alla ricerca di indipendenza: i benefici per le cementerie
Oltre ai benefici ambientali ed economici, il Governo e le imprese vedono nel Css un’opportunità strategica per ridurre l’importazione di combustibili dall’estero, mantenendo il valore aggiunto all’interno del Paese. Attualmente, infatti, una parte significativa del Css prodotto in Italia viene esportata, perché le cementerie italiane non erano autorizzate a utilizzarlo su larga scala.
Ci sono molti vantaggi quindi, ma restano però aperti degli interrogativi. Per esempio se da un lato la misura viene accolta con favore dagli operatori industriali, dall’altro ci si interroga sulla sostenibilità a lungo termine. L’utilizzo del Css, pur riducendo le emissioni, si inserisce in un modello che continua a basarsi sulla combustione, senza risolvere alla radice il tema della riduzione dei rifiuti e del consumo di materie prime.