#RigeneraBoschi: i primi dati confermano i benefici della gestione sostenibile

La cura dei boschi premia gli alberi: crescita più rapida e maggiore resistenza agli stress climatici.

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Redazione

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I primi risultati del progetto #RigeneraBoschi confermano ciò che i ricercatori auspicavano: un bosco curato cresce meglio e resiste di più agli stress climatici. Nei cinque boschi monitorati in Italia — dal Parco Nord Milano al Pollino, passando per Forlì-Bertinoro, le Colline Metallifere e il Bosco Incoronata — gli alberi sottoposti a gestione sostenibile mostrano una crescita più significativa rispetto alle aree lasciate a libera evoluzione. Nel Parco Nazionale del Pollino, ad esempio, la crescita annua degli alberi nelle zone gestite supera del 43% quella delle aree non curate.

Il progetto, coordinato dal professor Giorgio Vacchiano dell’Università degli Studi di Milano, utilizza i sensori Tree Talker, applicati direttamente sui tronchi, per monitorare accrescimento, flusso linfatico, fotosintesi e stabilità meccanica degli alberi. Dai dati raccolti emerge come la gestione forestale possa agire come una vera e propria medicina preventiva: nel Bosco di Forlì-Bertinoro, il diradamento selettivo ha permesso ai pini neri di sviluppare tronchi più larghi e chiome più ampie, riducendo la competizione tra individui e aumentando la capacità degli alberi di resistere agli eventi climatici estremi.

La maggiore resilienza non si limita alla crescita: nelle aree gestite gli alberi oscillano meno in caso di caldo e siccità, dimostrando una stabilità meccanica superiore rispetto a quelli delle zone spontanee. Anche i flussi linfatici, che indicano la “circolazione” della linfa nelle piante, risultano più regolari nelle aree gestite con buona disponibilità d’acqua, mentre in contesti più aridi emerge un compromesso tra luce disponibile e vulnerabilità alla siccità. L’attività fotosintetica segue una dinamica simile: nelle foreste gestite tende a essere maggiore in estate, migliorando la capacità complessiva delle chiome di elaborare energia, anche se in alcune situazioni particolarmente calde, come a Forlì, un’eccessiva apertura del bosco può generare stress idrico.

Non mancano però le eccezioni: al Bosco dell’Incoronata, in Puglia, la crescita degli alberi è risultata inferiore nelle aree gestite. Secondo gli scienziati, il fenomeno potrebbe dipendere dalla presenza di eucalipti invasivi che rallentano lo sviluppo delle specie autoctone, un dettaglio che le fasi successive dello studio aiuteranno a chiarire. Secondo Vacchiano, i dati raccolti in oltre 7.000 ore di monitoraggio per sito confermano che una gestione calibrata, adattativa e scientificamente guidata può rendere i boschi più resilienti, proteggendo al contempo biodiversità, stabilità meccanica e capacità produttiva. Per PEFC Italia, partner del progetto, il messaggio è chiaro: un bosco abbandonato è più fragile e meno ospitale, mentre un bosco gestito con cura offre sicurezza, risorse e valore per le comunità locali.

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