Taglio Irpef, le simulazioni: chi ci guadagna davvero con la Manovra 2026

Quanto si guadagna realmente in busta paga con la riduzione dal 35% al 33% dell'Irpef fino a 50mila o 60mila euro di reddito

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

La prossima Legge di Bilancio 2026 punta a proseguire la riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro, con un nuovo taglio dell’Irpef. L’intervento, ancora in discussione, prevede la riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. Si tratta di una misura che potrebbe estendersi fino ai 60.000 euro, come richiesto da Forza Italia e Cisl, ma resta da definire la copertura finanziaria necessaria. Secondo le stime, il costo complessivo della misura si aggirerebbe intorno ai 5 miliardi di euro. L’obiettivo è alleggerire il prelievo sul ceto medio, migliorando leggermente la capacità di spesa delle famiglie, anche se i benefici concreti dipenderanno dal livello di reddito.

Chi è coinvolto e quanto risparmia

I dati del Ministero dell’Economia indicano che i contribuenti con redditi tra 28.000 e 50.000 euro rappresentano il 31,2% del totale, pari a circa 12,6 milioni di persone. Questa fascia di lavoratori e pensionati produce oltre il 60% del reddito imponibile nazionale e versa quasi l’80% dell’Irpef complessiva. Le simulazioni elaborate dallo studio Timpone & Associati e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti mostrano quanto potrebbe cambiare il netto in busta paga a seconda della soglia di reddito.

Ipotesi 1: taglio Irpef fino a 50.000 euro

Se la manovra confermerà la riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% per redditi fino a 50.000 euro, i vantaggi saranno modesti:

Per chi dichiara 50.000 euro, il risparmio sarebbe di 440 euro annui, pari a poco più di 35 euro al mese.

In pratica, l’effetto si tradurrebbe in un aumento di stipendio pari a una pizza al mese, come ironizzano alcuni osservatori, utile ma non sufficiente a compensare l’impatto dell’inflazione.

Ipotesi 2: estensione fino a 60.000 euro

Se dovesse prevalere la proposta di Forza Italia e Cisl di estendere il taglio fino ai 60.000 euro di reddito, i risparmi diventerebbero più evidenti:

In questo scenario, il costo per lo Stato salirebbe di circa 756 milioni di euro, solo per questa seconda fascia di redditi.

Taglio Irpef 2026 – Simulazione del risparmio annuo per fasce di reddito
Reddito lordo annuo Aliquota Irpef applicata Risparmio annuo stimato
30.000 € 35% → 33% ≈ 40 €
35.000 € 35% → 33% ≈ 140 €
40.000 € 35% → 33% ≈ 240 €
45.000 € 35% → 33% ≈ 340 €
50.000 € 35% → 33% ≈ 440 €
55.000 € 35% → 33% (estensione a 60k) ≈ 940 €
58.000 € 35% → 33% (estensione a 60k) ≈ 1.240 €
60.000 € 35% → 33% (estensione a 60k) ≈ 1.440 €

Chi resta escluso

Per i lavoratori autonomi in regime forfettario, fino a 85.000 euro di reddito, non cambierebbe nulla, poiché già beneficiano della flat tax al 15%. Chi invece rientra nel regime ordinario, con redditi superiori a 60.000 euro, avrebbe comunque un vantaggio di 1.440 euro, identico a quello dei redditi inferiori, ma l’impatto in percentuale sarebbe minimo. Secondo la Fondazione Nazionale dei Commercialisti, il costo totale della misura – comprendendo anche i contribuenti oltre i 60.000 euro che godrebbero dello stesso sconto – arriverebbe a 5 miliardi di euro.

Il governo valuta quindi una riduzione parziale o temporanea, mantenendo la soglia dei 50.000 euro per limitare i costi.

L’ideale è arrivare a 60.000 euro, ma bisogna vedere se ci sono le coperture

ha spiegato il vicepremier Antonio Tajani. La Cisl condivide la stessa linea, spingendo per una maggiore estensione del beneficio a favore del ceto medio.

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