Non tutte le commissioni applicate dalla Banca sono legittime, alcune possono essere indebite o contrarie alla normativa vigente. Ecco come verificare il contratto, quando è possibile chiedere il rimborso e qual è la procedura per farlo.
Indice
Quando una commissione bancaria è illegittima?
Le commissioni bancarie sono oneri economici, cioè costi che le banche addebitano ai propri clienti per la fruizione di servizi finanziari quali la gestione del conto corrente, l’emissione di carte di credito, la concessione di fidi etc. Questi costi possono variare in base alla tipologia di servizio offerto e alle condizioni contrattuali stabilite tra la banca e il cliente.
La disciplina delle commissioni bancarie si trova nel Testo Unico Bancario (D. lgs. n.385 del 1993), che stabilisce le norme generali sull’attività bancaria e finanziaria. L’art. 117 del TUB prevede che le condizioni contrattuali, incluse le commissioni, debbano essere chiaramente indicate per iscritto nei contratti tra banca e cliente.
Casi di illegittimità
Se una commissione non è espressamente prevista nel contratto sottoscritto tra la banca e il cliente, il suo addebito è privo di giustificazione legale. La giurisprudenza ha più volte confermato questo principio, dichiarando illegittimi gli interessi e le commissioni applicati in assenza di un valido contratto di conto corrente (Trib. Nuoro sent. n. 287/2022).
Anche quando una commissione è prevista contrattualmente, deve essere formulata in modo chiaro e dettagliato. Se la clausola che la regola è generica, vaga o priva di un metodo di calcolo preciso, essa può essere nulla. La Corte di Cassazione ha ribadito tale concetto, annullando una clausola relativa alla commissione di massimo scoperto perché indicata solo in percentuale, senza una spiegazione concreta sul suo funzionamento (Cass. sent. n. 19825/2022).
Un altro aspetto critico riguarda i limiti imposti dalla legge. Le banche non possono applicare commissioni in misura arbitraria, superando i tetti stabiliti dalla normativa vigente. Ad esempio, la Commissione Disponibilità Fondi, che è il costo richiesto dalla banca per garantire al cliente la possibilità di utilizzare una somma di denaro messa a disposizione sotto forma di fido, non può superare lo 0,50% dell’importo concesso su base trimestrale. Se la banca applica una percentuale superiore o impone costi aggiuntivi senza trasparenza, il cliente ha diritto a contestare tali addebiti.
Infine, vi sono commissioni che sono state dichiarate illegittime o sottoposte a forti limitazioni per legge. È il caso della commissione di massimo scoperto, per la quale la l. n. 2/2009 ha imposto restrizioni, stabilendo che possa essere applicata solo se espressamente concordata e chiaramente definita nel contratto. La banca, inoltre, ha l’onere di dimostrare la legittimità delle somme addebitate: spetta a essa provare che le commissioni contestate siano state pattuite in modo trasparente e nel rispetto della normativa (Cass. sent. n. 11543/2019).
Come verificare il contratto per individuare costi celati
Prima di sottoscrivere qualsiasi accordo con un istituto bancario, occorre esaminare ogni clausola contrattuale. Una lettura superficiale può portare a fraintendimenti o alla mancata consapevolezza di oneri aggiuntivi.
Clausole comuni relative alle commissioni
Alcune clausole ricorrenti possono prevedere l’addebito di relative commissioni. Tra queste:
- spese di gestione del conto: oneri periodici per la tenuta del conto corrente;
- commissioni per operazioni: costi associati a specifiche transazioni, come bonifici, prelievi o pagamenti;
- spese per servizi accessori: addebiti per servizi aggiuntivi, quali l’invio di estratti conto cartacei o l’utilizzo di carte di credito.
Identificazione dei costi nascosti
Le commissioni bancarie spesso includono costi poco trasparenti. Per individuarli, occorre:
- confrontare le condizioni offerte con quelle pubblicizzate: le tariffe effettive devono corrispondere a quelle esposte nei fogli informativi della banca.
- verificare il Documento di Sintesi delle Spese: Il Reg. UE 2014/92 impone alle banche di fornire un riepilogo chiaro dei costi applicati.
- costi per prelievi ATM fuori rete, bonifici esteri, scoperti di conto e spese di gestione possono essere applicati in modo non esplicito.
- individuare clausole vessatorie: se un contratto impone costi sproporzionati o poco chiari, potrebbero essere opposti ex art. 33 Cod. Cons.
- monitorare le spese bancarie: strumenti come il Comparatore di conti correnti di Banca d’Italia e app FinTech possono aiutare a identificare addebiti anomali.
Rimborso delle spese di istruttoria e incasso rata: come fare richiesta
Le spese di istruttoria e di incasso rata sono i costi comuni nei contratti di finanziamento, ma in determinate circostanze è possibile richiederne il rimborso.
Definizione di spese di istruttoria e incasso rata
Le spese di istruttoria sono gli oneri che la banca applica per coprire i costi legati alla valutazione e all’elaborazione della pratica di finanziamento. Questa fase include l’analisi della solvibilità del richiedente e la verifica della documentazione presentata. L’importo può variare in base all’istituto finanziario e spesso è espresso come percentuale dell’importo erogato.
Le spese di incasso rata sono commissioni addebitate per la gestione del pagamento periodico delle rate del finanziamento. Questi costi possono oscillare tra 1 e 3 euro per rata, ma alcune banche possono applicare importi superiori.
Quando è possibile richiedere il rimborso
Il rimborso di queste spese è generalmente contemplato in caso di estinzione anticipata del finanziamento. L’art. 125 sexies TUB prevede che il consumatore ha il diritto di rimborsare anticipatamente, in tutto o in parte, l’importo dovuto e ottenere una riduzione del costo totale del credito, comprensiva degli interessi e dei costi per la restante durata del contratto.
Secondo la sentenza ‘Lexitor’ della Corte di Giustizia UE (2019), chi estingue un finanziamento in anticipo ha diritto alla restituzione di tutte le spese non ancora maturate, incluse quelle di istruttoria e incasso rata. Anche se alcune banche tentano di opporsi, il D. lgs. n. 125/2010 conferma questo diritto.
Procedura per la richiesta di rimborso
Per ottenere il rimborso delle spese bancarie non dovute, il primo passo è raccogliere tutta la documentazione utile, inclusi il contratto di finanziamento, le ricevute di pagamento e ogni comunicazione intercorsa con la banca. È opportuno verificare le clausole che disciplinano i costi e le condizioni di estinzione anticipata, prestando particolare attenzione a eventuali penali o restrizioni applicate.
Una volta accertato il diritto al rimborso, è necessario calcolare la quota di spese proporzionale al periodo di finanziamento non goduto.Ad esempio, se il prestito è stato estinto a metà della durata prevista, si potrebbe aver diritto alla restituzione del 50% delle spese iniziali.
La richiesta di rimborso deve essere formalizzata attraverso una comunicazione scritta indirizzata alla banca, specificando i dettagli del finanziamento, la data di estinzione anticipata e l’importo reclamato. Per garantire una prova certa dell’invio, è consigliabile spedire la richiesta tramite raccomandata A/R o PEC.
Se l’istituto finanziario non risponde entro 30 giorni o rifiuta il rimborso, si può presentare un ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), una soluzione rapida ed economica per risolvere la controversia senza dover ricorrere ai tribunali. Se questa via non porta a un esito positivo, è possibile valutare un’azione legale con il supporto di un avvocato esperto in diritto bancario.
Prescrizione per il rimborso di addebiti bancari non dovuti
Per ottenere il rimborso di commissioni bancarie illegittime, è importante agire entro i termini di prescrizione, altrimenti il diritto si estingue e la banca non sarà più obbligata a restituire le somme.
Qual è il termine di prescrizione?
Il termine generale di prescrizione per chiedere il rimborso è di 10 anni (art. 2946 c.c.), calcolati dalla data dell’addebito contestato. Tuttavia, esistono eccezioni:
- addebiti non autorizzati (ad esempio, prelievi o pagamenti errati): devono essere contestati entro 13 mesi dalla data dell’operazione.
- commissioni applicate su fidi bancari: la prescrizione decorre dalla chiusura del conto, se gli addebiti sono stati effettuati entro il limite del fido concesso (rimesse ripristinatorie). Se invece gli addebiti hanno superato il fido accordato (rimesse solutorie), la prescrizione inizia dalla data di ogni singolo addebito.
Come interrompere la prescrizione?
Se il termine di prescrizione sta per scadere, il cliente può interromperlo inviando alla banca una diffida formale o avviando un’azione legale. Questo fa sì che il conteggio dei 10 anni riparta da zero, concedendo più tempo per far valere i propri diritti.