Irpef, la classifica delle province più tassate d’Italia: Milano in testa

La Cgia di Mestre ha stilato la classifica delle province più tassate d'Italia: Milano è in testa

Pubblicato: 6 Luglio 2024 16:48

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Cgia di Mestre ha elaborato i dati risalenti al 2022 sui versamenti dell’Irpef, la principale imposta sul reddito in Italia, dividendoli per province. In questo modo ha ottenuto una classifica dei territori dove si pagano più tasse, individuando al contempo quelli dove se ne pagano di meno.

L’Irpef rappresenta la principale entrata dello Stato per quanto riguarda le tasse. Sovvenziona quindi buona parte dei servizi gratuiti offerti dallo Stato, ma il suo pagamento è concentrato sulle spalle di pochi contribuenti. Anche l’indagine della Cgia lo conferma: quasi il 70% di chi versa l’Irpef ne paga meno della media nazionale.

La classifica delle province più tassate: Milano in testa

Elaborando i dati delle dichiarazioni dei redditi del 2022 la Cgia di Mestre, associazione che rappresenta gli artigiani e i piccoli imprenditori e che sovvenziona uno dei centri studi economici più attivi in Italia, ha stilato una classifica delle province i cui contribuenti versano più Irpef, la principale imposta sul reddito delle persone fisiche in Italia.

Le prime posizioni della classifica recitano:

Tra le province meno tassate, la classifica partendo dal fondo recita invece:

Il rapporto sottolinea anche alcuni altri dati. È Roma la provincia, o meglio la città metropolitana, con più contribuenti, 2,9 milioni, seguita da Milano a 1,7, Torino e Napoli entrambe a 1,6, Brescia a quasi 800mila, Bari con 828mila e Bergamo con quasi 823mila. Lo studio individua anche come a un maggiore versamento Irpef corrispondano, a livello territoriale, anche forniture di servizi di qualità più elevata.

L’Irpef pesa su pochi contribuenti: due su tre sotto la media nazionale

Uno dei dati più interessanti che emergono dallo studio della Cgia di Mestre sulle differenze territoriali del versamento dell’Irpef in Italia è l‘ampia percentuale di contribuenti che rimangono sotto la media nazionale per tasse versate. Si tratta del 70%, con picchi dell’80% nella provincia di Trento e dell’84% nelle Marche. Anche i dati minimi sono comunque elevati, con Bolzano che tocca il 60%.

Questo è possibile perché l’Irpef è un’imposta fortemente progressiva, specialmente nel caso dei lavoratori dipendenti. Significa che all’aumentare del denaro che va a comporre lo stipendio lordo, aumentano non solo le tasse da pagare in senso assoluto, ma anche quale porzione dello stipendio verrà presa dall’Irpef stesso. Questo dà vita a una situazione per cui in Italia c’è una minoranza di persone che paga buona parte delle tasse, dato che l’Irpef, tra le imposte che è più difficile evadere, rappresenta una frazione consistente delle entrate dello Stato.

Tra i contribuenti più colpiti ci sono coloro che raggiungono i 28mila euro lordi di stipendio all’anno. Ogni cifra eccedente quella soglia rientra infatti nel secondo scaglione, e quindi viene tassata al 35%, contro il 23% del resto dello stipendio. Oltre i 50mila euro l’aliquota sale ancora, ma solo di altri 8 punti percentuali, al 43%, per poi fermarsi e non aumentare più. In questo modo il peso dell’Irpef è sobbarcato principalmente dalla cosiddetta classe media.

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