La Manovra 2024 ha introdotto novità importanti per le famiglie con figli a carico. Una di questi è il bonus mamme, l’esonero contributivo fino a 3.000 euro annui sui contributi previdenziali delle lavoratrici madri con almeno 2 figli.
La misura costerà mezzo miliardo per il triennio 2024-2026. In totale ne beneficeranno circa 800mila donne, il 10 per cento del totale delle lavoratrici, che secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio vedranno un aumento in busta paga fino a 1.700 euro netti. Ma non mancano le polemiche per due categorie di lavoratrici che saranno escluse.
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Cosa prevede la misura
La misura prevede dal 2024 al 2026 la decontribuzione fino a un tetto massimo di 3mila euro per le mamme lavoratrici con tre o più figli, di cui almeno uno minorenne. Per il solo 2024, invece, la decontribuzione è prevista anche per le mamme lavoratrici con due figli, di cui almeno uno di età inferiore a 10 anni.
La misura stabilisce che le madri lavoratrici non debbano versare i contributi previdenziali che sono sempre stati a loro carico: Ivs (invalidità, vecchiaia, superstiti) per il privato e Fap per il pubblico. La quota pari a circa al 9,19% sarà coperta dallo Stato. C’è inoltre la quota di 33% dei contributi da versare, di cui oltre un terzo è a carico dei lavoratori: le madri lavoratrici con più di due figli non la vedranno decurtata in busta paga.
A chi spetta
L’esonero contributivo spetta alle lavoratrici madri con contratto di lavoro a tempo indeterminato, nel pubblico e nel privato, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 e nel limite massimo di 3.000 euro annui, riparametrato su base mensile:
- per le madri con 3 o più figli l’incentivo spetta fino ai 18 anni del figlio più piccolo;
- per le madri con due figli, l’agevolazione spetta fino al compimento dei 10 anni del figlio più piccolo e solo per il periodo di paga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024.
Si stima che saranno coinvolte fino a 800mila lavoratrici con contratto a tempo indeterminato, indipendentemente dal livello della retribuzione. In realtà si tratta di una piccola parte (il 10%) delle lavoratrici italiane, che ad agosto erano circa 9,9 milioni.
Chi sono le escluse
Il bonus mamme non spetta alle lavoratrici domestiche e a circa un milione e mezzo di donne con contratti a termine.
Di quanto aumenta la busta paga
La decontribuzione per le lavoratrici madri si traduce in un aumento in busta paga fino a 1.700 euro. L’ammontare sarà variabile in relazione al livello di stipendio. Con 35 mila euro di retribuzione lorda, il vantaggio totale (frutto della somma delle due decontribuzioni) potrà arrivare a quo 1.777 euro netti l’anno.
Lo spiega l’Ufficio parlamentare di bilancio: “Gli sgravi contributivi non si traducono interamente in un incremento del reddito disponibile. Il beneficio al netto delle imposte crescerà progressivamente fino ad attestarsi su circa 1.700 euro, raggiunti in prossimità della retribuzione lorda di 27.500 euro, valore che resta pressoché costante per le retribuzioni superiori”.
Secondo gli analisti dell’Upb, la decontribuzione per le mamme sarà destinata per il 57 per cento circa alle lavoratrici con meno di 35 mila euro di stipendio, mentre andrà per il 43 per cento a dipendenti che hanno retribuzioni più elevate.
Come fare domanda
Chi ne ha diritto non deve fare alcuna domanda. Saranno il datore di lavoro o l’Inps ad applicare lo sgravio dei contributi, che si trasformerà automaticamente in un aumento dello stipendio lordo.