Doppia sconfitta per Trump tra il sindaco di New York e lo shutdown record

Nella notte italiana gli Usa hanno raggiunto il 36esimo giorno di shutdown del Governo, mentre Trump ha perso tutte le elezioni locali che si sono tenute, dalla Virginia a New York

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Lo shutdown del governo federale statunitense è entrato nel suo 36esimo giorno. È stato superato il record storico di durata del periodo di sospensione delle attività per il mancato aumento del tetto al debito degli Usa. Trump è fondamentalmente bloccato dalla mancanza di fondi e ha ricevuto una dura sconfitta elettorale nella notte.

In una serie di elezioni locali, i democratici hanno vinto su ogni fronte. Particolarmente rilevante il successo a New York City di Zohran Mamdani, giovane candidato sindaco socialdemocratico, che sarà il primo musulmano a guidare la città. Durante il suo discorso al proprio comitato elettorale, il neo primo cittadino ha opposto alla narrativa trumpiana una visione di speranza per il futuro.

Shutdown record negli Stati Uniti

Donald Trump ha battuto se stesso con questo nuovo shutdown. In questo mandato ha superato, in negativo, quello precedente del 2019.  Spiegando in breve cosa sta accadendo, Gli Stati Uniti devono alzare il limite massimo di debito che lo Stato può contrarre ogni anno. Per farlo, è necessaria una maggioranza qualificata al Senato, che i Repubblicani in questa legislatura non hanno.

Di conseguenza, il Governo è costretto a trattare con i democratici, ma la retorica divisiva adottata fino a questo momento ha portato a uno scontro frontale che non ha permesso di raggiungere un accordo. Di conseguenza, tutte le attività gestite dallo Stato centrale e considerate non essenziali sono state bloccate e i dipendenti sospesi senza stipendio. Restano attivi solo:

Tutti gli altri organi federali, dalla Nasa alle scuole, sono bloccati da più di un mese. Il sito di informazione Politico ha riportato però che sempre più senatori democratici stanno partecipando alle trattative per superare lo stallo. Dalla base però, riporta la Cnn, c’è pressione per continuare a opporsi all’aumento del tetto del debito fino a quando non saranno fornite garanzie su alcuni temi, tra cui l’assistenza sanitaria.

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Mamdani nuovo sindaco di New York City

Nella notte italiana intanto, in diverse parti degli Usa si è votato per alcune importanti elezioni locali. La più coperta dal punto di vista mediatico è stata quella per il nuovo sindaco di New York City. La sfida era tra il candidato del Partito Democratico Zohran Mamdani e l’indipendente Andrew Cuomo, ex governatore Dem dello Stato di New York, sconfitto da Mamdani alle primarie, che aveva ricevuto il supporto di Trump. Più staccato il candidato repubblicano Curtis Silwa.

I risultati ufficiali sono ancora lontani, ma le proiezioni danno per sicuro vincente Mamdani. Secondo Cbs, le percentuali sarebbero:

Mamdani sarà quindi sindaco di New York City a soli 34 anni. Il nuovo primo cittadino è musulmano, il primo in assoluto nella storia della città, e rappresenta l’ala sinistra dei Democratici. Si è definito un “Socialista Democratico” (Democratic Socialist), termine che negli Usa ha una connotazione di sinistra radicale.

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Democratici a valanga nelle altre elezioni

Si votava però anche per due governatori, in New Jersey, Stato tradizionalmente Democratico, e in Virginia, che alle elezioni politiche vota più spesso per il Partito Repubblicano. In entrambi i casi però a prevalere è stato il Partito Democratico. I nuovi governatori saranno:

In California è infine passata la Proposition 50, un referendum per annullare la mappa dei collegi elettorali disegnata da una commissione indipendente e affidare la realizzazione di una nuova mappa al Governo statale, Democratico. Un’iniziativa che risponde a quelle simili di Stati repubblicani come il Texas. La pratica di ridisegnare i collegi elettorali in favore del proprio partito è molto comune negli Usa, in entrambe le parti politiche, ed è chiamata Gerrymandering.

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