La Cina si prepara all’assemblea plenaria del XX Comitato centrale del Partito comunista, dove si decideranno i dettagli per il prossimo piano quinquennale 2026-2030. Il presidente cinese Xi Jinping ha già fissato l’obiettivo: raddoppiare il Pil pro capite entro il 2034. I prossimi 5 anni saranno quindi fondamentali per l’economia cinese, che però negli ultimi anni sta faticando rispetto al passato.
Il ritmo di crescita della Cina, per raggiungere questo obiettivo, dovrebbe essere del 4,5% annuo per i prossimi 10 anni. Le previsioni di diverse istituzioni indipendenti parlano però di una progressiva riduzione della crescita nei prossimi anni, dati che, riconosciuti o meno dal Comitato centrale, riflettono una realtà che il Partito Comunista Cinese dovrà affrontare.
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La Cina vuole raddoppiare il Pil pro capite in 10 anni
Tra il 20 e il 23 ottobre si terrà l’assemblea plenaria del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese, che dovrà stilare il piano quinquennale per l’economia 2026-2030. La Cina, infatti, pianifica in anticipo la propria economia, con un forte intervento dello Stato, seguendo, per quanto in maniera molto edulcorata, una politica economica di stampo socialista.
Il presidente Xi Jinping ha dettato la linea al Comitato. Il Pil pro capite del Paese deve passare, entro i prossimi 10 anni, dai 13.400 dollari del 2024 ad almeno 30.000 dollari. L’Italia, nel 2024, aveva un Pil pro capite di circa 40.000 dollari, per avere un termine di paragone. Un obiettivo non semplice, perché richiederebbe che il Paese ottenesse una crescita media del Pil del 4,5% annuo.
Per raggiungere questo obiettivo, la Cina vuole puntare soprattutto su export di maggior valore rispetto al passato. Sono le cosiddette “nuove forze produttive di qualità“, vale a dire:
- auto elettriche;
- semiconduttori;
- intelligenza artificiale;
- droni;
- pannelli solari e pale eoliche.
Il Paese vuole quindi continuare a puntare su enormi investimenti, aprendo una seconda fase di espansione economica simile a quella che, negli ultimi 20 anni, ha portato la Cina a diventare una superpotenza mondiale.
L’economia cinese non va così bene
Le ambizioni di Xi Jinping potrebbero essere però fuori portata. Secondo un recente report della Banca mondiale, nel 2026 la crescita cinese dovrebbe scendere al 4,2%. Si tratta comunque di un risultato positivo che indica un’economia in espansione, ma è nettamente minore rispetto a quelli del passato.
La ragione di questo calo è che la Cina continua a programmare la sua economia per l’espansione degli investimenti, invece di quella dei consumi. Le economie mature fanno dei consumi una parte significativa del proprio Pil, come avviene negli Usa, dove rappresentano il 60% del Prodotto interno lordo. La Cina, come sottolineato nell’ultima relazione al Comitato centrale, punta invece sulle “nuove forze produttive di qualità”.
Questo però ha portato l’economia cinese a produrre beni non richiesti dalla popolazione. L’esempio più evidente è quello delle auto elettriche. Gli incentivi statali hanno portato a una sovrapproduzione e a un crollo dei prezzi. Sono nati centinaia di marchi di autovetture che sopravvivono producendo in perdita grazie ai sussidi statali. Una situazione così grave da costringere il governo a intervenire. Nel frattempo però, i consumi continuano a rappresentare meno del 40% del Pil del Paese.
I dati che la Cina nasconde
Ogni valutazione sull’economia cinese va poi incontro a un grave problema di mancanza o di inaffidabilità dei dati. Negli ultimi tre anni sono scomparse le informazioni su:
- disoccupazione giovanile (2023);
- valore dei terreni (2023);
- investimenti esteri (2024).
Un’inchiesta del Wall Street Journal ha concluso inoltre che lo stesso dato del Pil non è del tutto affidabile. Il governo ha anche attuato una nuova politica per eliminare dai social di Stato messaggi negativi riguardo all’economia e al mercato del lavoro, che stavano acquisendo rapidamente popolarità tra i giovani, i più colpiti dalla crisi.