In un’estate in cui moltissime famiglie, da Nord a Sud, cercano in tutti i modi di fuggire dal caldo torrido delle città per rifugiarsi nelle località di mare e di montagna, chi non se lo può permettere è costretto a rimanere nei centri urbani e difendersi con ogni mezzo dalle temperature asfissianti di questo periodo. È il caso di milioni di anziani che – per mancanza di un adeguato sostegno economico o per l’impossibilità di spostarsi agevolmente dalla propria abitazione – si ritrovano a trascorrere i mesi estivi lontani da figli, nipoti, amici e conoscenti.
Una situazione che li rende particolarmente esposti ai tanti tentativi di truffa che ogni giorno si registrano sul territorio nazionale. La vulnerabilità dei soggetti più anziani e l’isolamento che molti di loro vivono in questo periodo sono le basi su cui fanno leva malviventi e delinquenti pronti a tutto per raggirare le vittime e sottrarre loro soldi, beni e averi conservati tra le mura domestiche. Dai finti tecnici che si presentano alla porta per presunti guasti alla rete elettrica o al sistema fognario, passando per i venditori fasulli e i rappresentanti di aziende sconosciute, sono molte le strategie messe in atto dai malintenzionati per estorcere il bottino ai malcapitati, spesso anche con l’uso della violenza.
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Cos’è il Fondo antifrode voluto dal governo per contrastare le truffe
E così, come per il passato, anche per l’anno in corso il ministero dell’Intero ha stanziato una quota del Fondo Unico Giustizia per la realizzazione di campagne di tipo informativo, affiancate da una serie di misure di prossimità (tra cui anche i rimborsi dei truffati) nel tentativo di tutelare il più possibile la sicurezza e l’incolumità della popolazione più anziana. In particolare, per sventare i potenziali rischi, per il 2022 sono previsti contributi per 2 milioni di euro destinati a tutti i Comuni capoluogo di provincia.
Nello specifico, i finanziamenti si compongono di una quota fissa, identica per tutte le amministrazioni locali, pari a 15 mila euro, e di una somma variabile commisurata alla popolazione anziana residente. Questa ulteriore cifra è compresa in un range che va da 15.449,47 euro per il centri più piccolo e arriva fino a 71.587,40 euro per il Comune più popoloso (la rilevazione di riferimento è quella basata sui dati Istat alla data del 1° gennaio 2020).
Fondo antifrode, cosa fare per accedervi e quali documenti servono
Per accedere ai contributi, le amministrazioni interessate devono produrre un’apposita istanza da fare pervenire alla Prefettura competente entro il prossimo 30 settembre, unendo alla domanda una scheda recante il progetto che dovrà concludersi entro il 31 ottobre 2023. In questo documento dovranno essere esplicitate nel dettaglio le iniziative che si intendono porre in essere, con le relative voci di spesa.
La Prefettura, riscontrata l’ammissibilità dell’istanza e acquisito il parere del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica (ossia l’organo che a livello locale si occupa di questo ambito), procede con i seguenti passaggi:
- Approva il progetto, ove ne rilevi la coerenza con le finalità dell’iniziativa; l’avvenuta approvazione viene comunicata tramite mail al Comune interessato (e al relativo Dipartimento della pubblica sicurezza, presso gli uffici della Direzione centrale per i servizi di ragioneria).
- Per conoscenza, l’avvenuta approvazione viene inoltrata anche al Gabinetto del ministero dell’Interno e all’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle Forze di polizia, oltre che alla Direzione centrale della polizia criminale del territorio in oggetto.
- Il Prefetto può comunque invitare il Comune proponente a produrre altri eventuali chiarimenti e documentazione integrativa sui progetti da mettere in atto.
Esiste anche la possibilità che il Prefetto decida di respingere l’istanza presentata dall’amministrazione comunale qualora rilevi la mancata rispondenza della scheda progettuale alle finalità previste, dandone comunicazione al Comune e informando il Gabinetto del dicastero.
Quali sono i tempi per ottenere il Fondo antifrode e chi può beneficiarne
L’istruttoria delle istanze presentate deve concludersi improrogabilmente entro il 10 ottobre. Nei dieci giorni successivi, la Direzione centrale per i servizi di ragioneria del Viminale stabilisce il piano definitivo di ripartizione delle risorse, informando i Comuni beneficiari, per il tramite delle Prefetture, circa le modalità di erogazione del contributo assegnato (che verrà versato previa presentazione da parte degli uffici comunali di apposita fideiussione bancaria o assicurativa commisurata all’importo assegnato).
Il contributo stabilito verrà messo a disposizione degli Enti beneficiari non prima del prossimo 30 novembre. La Prefettura e il Comune interessato, a garanzia degli impegni assunti, stipulano uno specifico protocollo d’intesa. I tecnici del ministero hanno inoltre puntualizzato che, per quelle Prefetture che abbiano già sottoscritto altri accordi in tema di sicurezza urbana, gli impegni correlati alla nuova progettualità possono essere integrati a quelli già in vigore tramite un semplice atto aggiuntivo. In questo modo viene scongiurata l’ipotesi che per i nuclei famigliari destinatari delle risorse possano intercorrere situazioni per cui il Fondo non viene loro assegnato.
Il protocollo deve anche contemplare l’impegno del Comune a produrre specifici report aggiornati, alla scadenza di ogni bimestre, nonché una relazione finale sugli esiti dell’iniziativa, corredata dal rendiconto economico-finanziario della gestione e dalla documentazione di spesa. Inoltre, il ministero può disporre verifiche periodiche presso i Comuni beneficiari al fine di accertare la legittimità delle spese.
Fondo antifrode, quali Comuni riceveranno più soldi
Utilizzando quindi l’ultimo censimento realizzato dall’Istat sulla percentuale di residenti che ogni Comune ha inserito nella fascia d’età più anziana, il Viminale ha prodotto un documento in cui viene ipotizzata la ripartizione della componente variabile del Fondo. La città che riceverà più contributi sarà chiaramente Roma: in virtù dell’elevata popolazione presente nell’area metropolitana, la Capitale otterrà più di 56 mila euro da aggiungere ai 15 mila di quota fissa, per un totale di oltre 71 mila euro.
Alle sue spalle si piazza Milano – che riceverà quasi 28 mila euro – mentre a completare il podio c’è Torino con circa 20 mila euro. Seguono in ordine le città di Napoli, Genova, Palermo, Firenze, Bologna, Bari e Venezia, con finanziamenti che variano in maniera proporzionale dai 6 ai 17 mila euro.
Il primo centro abitato della graduatoria a non essere capoluogo di regione è Catania, a cui arriveranno poco meno di 6 mila euro. Scendendo invece nei bassifondi dell’elenco stilato dai tecnici, sono 15 le città che riceveranno meno di mille euro: tra loro anche un comprensorio regionale (quello di Aosta), mentre chiudono la lista i centri di Enna, Sondrio e Isernia. La fascia in cui si assesta il numero maggiore di Comuni è quella che va dai mille ai due mila euro, che vede la presenza di ben 40 capoluoghi di provincia.