In Italia i prezzi dei beni alimentari stanno aumentando in modo significativo, con un incremento medio del 12,9%. In particolare, si registrano aumenti di oltre il 50% per alcuni beni di prima necessità, anche a causa della guerra in Ucraina, Paese che esporta alcuni prodotti legati al mondo agricolo. Questi dati sono stati resi noti da Coldiretti in seguito all’analisi dell’Istat sull’inflazione, che a febbraio è scesa al 9,1%, ma che si attesta comunque su una percentuale particolarmente alta, e continua a pesare sulle tasche degli italiani.
Il prezzo di zucchero e olio in aumento
Secondo Coldiretti, sia i prezzi degli alimentari non lavorati, oggi all’8,7% in più, che quelli lavorati, al 15,5%, stanno subendo aumenti a causa dell’aumento dei costi di produzione legati alla trasformazione e al confezionamento. Le difficoltà si estendono dalle tavole dei consumatori alle imprese, che hanno registrato aumenti dei costi dall’inizio del conflitto a Est in vari settori, tra cui vetro, etichette, cartone, barattoli di banda stagnata, mangimi e gasolio.
Per far fronte a questi aumenti, l’81% degli italiani ha adottato l’abitudine di stilare una lista ponderata degli acquisti da effettuare, al fine di controllare le spese impulsive. Inoltre, il 72% degli italiani effettua acquisti nei discount e l’83% predilige prodotti in offerta o in promozione. Le famiglie cercano infatti prezzi più bassi, anche cambiando negozio, supermercato o discount alla disperata ricerca di sconti applicati ai diversi prodotti.
L’allarme è scattato in particolare per lo zucchero, che ha subito un aumento di prezzo eccezionale, del 55%, e per l’olio di semi, il cui prezzo finale ha subito aumenti che si attestano intorno al 44%. In particolare è quello di girasole che risulta ancora più costoso, considerando che è uno dei prodotti più esportati da Kiev all’estero e oggi scarseggia a livello globale per effetto della guerra. Qua il nostro speciale con tutti i rincari alimentari a causa dell’inflazione.
Le misure anti crisi di Coldiretti
La pandemia di Covid e il conflitto in Ucraina, secondo l’analisi di Coldiretti, hanno messo in evidenza il fallimento della globalizzazione spinta e la necessità di adottare misure immediate e di rafforzare gli strumenti europei e nazionali per garantire la sovranità alimentare (qua il significato del termine), ridurre la dipendenza dall’estero e assicurare un giusto prezzo degli alimenti per i produttori e tutti i consumatori.
Ettore Prandini, presidente dell’associazione, ha sottolineato l’importanza di raddoppiare le risorse che sono state destinate al comparto dell’agroalimentare all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (qua cosa prevede e perché è a rischio), portandole da 5 a 10 miliardi di euro e spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa.
Nell’ambito del Pnrr, Coldiretti ha fatto sapere di aver pianificato numerosi progetti di filiera per investimenti in diversi settori, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, coinvolgendo più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca. L’obiettivo è combattere la speculazione sui prezzi e garantire una distribuzione più equa del valore lungo la filiera, al fine di tutelare i consumatori e il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali.