A partire dal 2023 arriverà per milioni di famiglie italiane una nuova stangata provocata dall’inflazione, questa volta legata all’aumento dei costi per l’aiuto domestico. Nel caso in cui non si dovessero trovare accordi alternativi tra associazioni datoriali e parti sociali, che ad oggi sembrano essere ancora lontani, scatterà infatti l’adeguamento automatico delle retribuzioni per colf, badanti e baby sitter. Il loro salario registrerebbe un incremento di oltre il 9%: una maggiorazione che non tutti potranno permettersi.
Quanto costeranno in più colf, badanti e baby sitter
Secondo le recenti stime delle associazioni del settore, l’adeguamento all’inflazione degli stipendi dei lavoratori domestici comporterebbe, a seconda della singola situazione, un aumento tra gli 80 euro e i 140 euro mensili.
Facendo un esempio pratico, per una badante a tempo pieno il rialzo sarebbe di circa 125 euro al mese che, considerando anche tredicesima, ferie e Tfr porterebbe a un incremento annuo addirittura pari a 2mila euro. E se invece una famiglia dovesse occuparsi di una persona non autosufficiente, l’aggravio potrebbe arrivare a sfiorare i 3mila euro.
I costi sarebbero alti anche nel caso di una baby sitter di un bambino sotto i 6 anni con 40 ore di lavoro settimanali. Partendo da uno stipendio di circa 1.200 euro al mese, intorno ai 7 euro l’ora, con l’adeguamento supererebbe i 1.300 euro. Aggiungendo tutte le ulteriori spese, un genitore andrebbe a sborsare quasi 1700 euro: circa 140 in più al mese e circa 1500 in più all’anno.
L’auspicio per evitare la stangata
A lanciare l’allarme è stata Fidaldo, Federazione Italiana datori di lavoro domestico, la quale si auspica che attraverso un confronto con i sindacati “si possa arrivare a uno scaglionamento nel tempo di questi incrementi, che peseranno sui budget familiari già gravati dagli aumenti del prezzo del gas e delle bollette”.
Incrementi che secondo quanto si apprende saranno compensati solo in parte dagli adeguamenti delle pensioni all’inflazione, che recupereranno il 7,3% soltanto nel caso di assegni fino a quattro volte il minimo (gli altri hanno rialzi più bassi fino ad appena il 2,55% per quelli oltre dieci volte).
Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, ha ribadito che occorre trovare un’intesa che non faccia scattare l’aumento automatico e che possa “spalmare” gli aumenti sull’intero anno (ad esempio il 25% a gennaio, il 50% ad aprile, il 75% a ottobre e il 100% a gennaio 2023).
Come previsto all’art. 38 del Ccnl, il ministero del Lavoro dovrà convocare la Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo entro il 20 dicembre. In assenza di accordo l’adeguamento scatterà in via automatica.
I rischi di un mancato accordo
Secondo il presidente di Assindatcolf Andrea Zini le retribuzioni lievitate di colf, badanti e baby sitter, senza essere scaglionate nel tempo, potrebbero spingere molte famiglie italiane o a ridurre le ore di lavoro delle proprie dipendenti o a rifugiarsi nel sommerso.
“Ma c’è anche il rischio per molte donne di rinunciare al lavoro e tornare a casa perché diventa conveniente, a fronte di un lavoro a basso salario e della possibilità di avere la Naspi o assegni unici più consistenti, non affrontare la spesa del lavoro domestico”, ha fatto notare Zini.