Carrello della spesa mai così caro da 40 anni: cos’è aumentato di più

Il tasso di inflazione segna un valore record dal 1983, sfiorando il 9%. Corrono soprattutto i prezzi dei beni alimentari. L'Eurozona fa peggio (10%)

Pubblicato: 30 Settembre 2022 22:57Aggiornato: 30 settembre 2022 22:57

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Oltre alla crisi energetica e al caro bollette, ad attanagliare le famiglie italiane è l’aumento generale dei prezzi al consumo. Con l’inflazione che, più che galoppare, corre spedita con scatto da centometrista. Basti pensare che nel corso del mese di settembre il dato sfiora il 9% su base annua.

Ancora una volta, purtroppo, occorre constatare che ad aumentare sono i prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”. Un’espressione generalmente utilizzata per indicare l’insieme di quei beni di prima necessità di cui un singolo soggetto, o una famiglia, non può fare a meno. Riguardano generalmente la cura della persona e della casa. Di fatto prodotti che garantiscono un livello basico di dignità. L’aumento è dell’11,1% rispetto a un anno fa: record storico che non si raggiungeva da quasi 40 anni, dal 1983.

Di quanto aumentano i prezzi

Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente).

L’inflazione di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici da +5,0% a +5,5%. “È necessario risalire a luglio 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +12,2%) per trovare una crescita dei prezzi del carrello della spesa, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+11,1%)”, riferisce l’Istituto di statistica.

Quali beni costano di più

L’ulteriore accelerazione dell’inflazione si deve soprattutto ai prezzi dei beni alimentari (da +10,1% di agosto a +11,5%) e a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%).

Pur rallentando di poco, continuano a crescere in misura molto ampia gli energetici (da +44,9% a +44,5%) sia regolamentati (+ 47,7%) che non regolamentati (+41,2%). “L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7,1% per l’indice generale e a +3,6% per la componente di fondo”. Nel mese di agosto l’inflazione acquisita era a +7%.

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei beni alimentari non lavorati (+2,0%), dei beni semidurevoli (+1,0%), degli alimentari lavorati (+0,8%) e dei beni durevoli (+0,6%) ed è in parte frenato dal calo dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-4,2% dovuto per lo più a fattori stagionali).

La situazione in Europa

Parafrasando una vecchia massima, se l’Italia piange il resto d’Europa non ride. A settembre il tasso annuo d’inflazione nell’Eurozona ha infatti messo a segno l’ennesimo record, passando dal 9,1% di agosto al 10%. Secondo i dati di Eurostat, a determinare un tasso a due cifre è stato principalmente il rincaro dei prezzi dell’energia, che ha raggiunto il 40,8% (contro il 38,6% di agosto). Considerando i singoli Paesi, i valori più alti si registrano in Olanda (17,1%) e in Austria (+ 11%). Frena invece l’inflazione in Francia, paese che ha adottato misure di calmieramento dei costi energetici.

Il nuovo dato record sull’inflazione comunitaria potrebbe adesso far propendere la Banca Centrale Europea per un aumento dei tassi di interesse di 50 o 75 punti base durante la prossima riunione di politica monetaria. Secondo gli analisti, il dato leggermente oltre le aspettative potrebbe aumentare la probabilità di un rialzo ancora più consistente la prossima settimana, vale a dire 75 punti.

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