I vertici della Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek di Monaco di Baviera hanno formulato una richiesta per il ritorno del Discobolo Lancellotti, una replica romana in marmo risalente al II secolo d.C., derivata dal famoso bronzo di Mirone attualmente custodito presso Palazzo Massimo del Museo Nazionale Romano. Originariamente ceduta alla Germania nazista nel 1938, l’opera fu successivamente riportata in Italia nel 1948. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha respinto la richiesta dicendo che “devono passare sul mio cadavere”. Lo riporta il Corriere della Sera.
Le parole di Sangiuliano
“L’opera deve necessariamente rimanere in Italia poiché costituisce un patrimonio nazionale. Auspico il ripristino della base settecentesca. Ritengo che la ministra federale della Cultura, Claudia Roth, potrebbe non essere a conoscenza di questa vicenda. Sono fiducioso che la collaborazione tra Germania e Italia, già eccellente in molteplici settori, possa migliorare ulteriormente anche nel campo culturale”, ha aggiunto Sangiuliano.
La storia del Discobolo: è italiano o tedesco?
Il possesso originario apparteneva al principe romano Lancellotti, il quale, sotto le pressioni di Mussolini, si trovò costretto a cedere la scultura. Il dittatore italiano, desideroso di compiacere il leader tedesco dell’epoca, volle garantire che la statua fosse acquisita.
Fu durante una visita di quest’ultimo a Roma che nacque un legame particolare con l’opera. La sua ammirazione per il Discobolo fu così intensa che il principe Lancellotti, pur a malincuore, fu costretto a separarsene.
Dieci anni più tardi, al termine della Seconda Guerra Mondiale, l’opera d’arte fece un ritorno trionfale nella città eterna. Questa volta, il merito va al ministro Rodolfo Siviero, il quale si adoperò per recuperare opere trafugate durante il conflitto. Il Discobolo, incluso nella lista delle opere provenienti dalla Germania nazista, fece così ritorno a Roma, ristabilendo una sorta di giustizia storica.
Oggi, tuttavia, la storia della statua si complica ulteriormente. Il museo tedesco, forse sentendosi spogliato della sua acquisizione, ha scritto alle autorità italiane richiedendo la restituzione del Discobolo. In questa richiesta, si sottolinea che il “rimpatrio in Italia ha violato la legge”. L’intreccio di eventi, politiche e rivendicazioni legali aggiunge un ulteriore strato di complessità a questa vicenda, lasciando aperte molte domande sulla destinazione finale di questa straordinaria opera d’arte.
Le motivazioni della Germania
Secondo quanto riportato dall’edizione odierna del Corriere, tutto ha avuto origine da una richiesta formulata attraverso una lettera da parte del direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphan Verger, a Florian S. Knauß, direttore della Gliptoteca di Monaco. La richiesta riguardava la restituzione della base marmorea settecentesca del Discobolo.
Tuttavia, Knauß ha respinto la richiesta di restituzione della base, sottolineando: “Non posso rinunciare alla nostra rivendicazione legale per la restituzione del Discobolo al nostro museo. La scultura è stata acquisita legalmente dallo Stato Tedesco dopo essere stata offerta al Metropolitan Museum di New York. Le istituzioni italiane al potere all’epoca concordarono con l’esportazione. Non fu nemmeno un ‘regalo’ ad Adolf Hitler. Il rimpatrio in Italia è stato, secondo l’opinione legale dello stato bavarese e del nostro museo, in violazione della legge”.
La recente mostra “L’arte liberata 1937/1947” alle Scuderie del Quirinale ha documentato come Hitler, Göring e altri gerarchi nazisti abbiano depredato l’Italia di magnifici capolavori durante il periodo. Göring, ad esempio, aveva la Danae di Tiziano nella sua camera da letto e il Cerbiatto bronzeo di Ercolano nel giardino. La richiesta di restituzione del Discobolo apre un capitolo delicato, poiché affermare una vendita regolare ad Hitler quando l’opera venne esportata per ordine di Mussolini e Ciano significa negare una delle pagine più oscure del tragico rapporto tra fascismo e nazismo: il saccheggio di opere d’arte.